Nuove conferme giungono dalla ricerca in tema di emissioni del comporto zootecnico. A dispetto dei mantra sugli allevamenti, accusati di essere la prima fonte di gas serra, crescenti evidenze dimostrano infatti che così non è. Già secondo Ipcc, riferimento mondiale per il global warming, l’intera agricoltura contribuirebbe per meno di un quarto delle emissioni totali e la zootecnia per meno di un quinto.
Ma a parte questo non trascurabile dettaglio, anche in tali conteggi mancano da sempre le quantità di anidride carbonica captata dalle piante foraggere alla base dell’alimentazione animale. Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista scientifica “Translational Animal Science”, le pratiche zootecniche nel loro insieme emetterebbero infatti il dieci per cento in meno di quanto assorbono grazie alla crescita delle colture in campo.
Lo studio, prodotto da ricercatori italiani dell’Istituto tecnico Enrico Fermi e dell’Università Federico II di Napoli, avrebbe tenuto in considerazione tutti gli input e tutti gli output coinvolti nelle produzioni animali. La conclusione è stata quella che ormai nel settore in molti già conoscono, ovvero che le piante foraggere assorbono molti più gas serra di quanti la zootecnia ne emetta.
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Titolo: Zootecnia, i conti senza l’oste