Ad Hannover l’intera gamma agricola di Volvo Penta, motori emissionati in stage V che videro il loro esordio nel 2014, disponibili in oltre venti modelli-base, tutti caratterizzati da bassi consumi e ridotti costi di gestione.
L’attuale stringente normativa sulle emissioni stage V impone che i motori siano equipaggiati con filtri antiparticolato, i dpf, atti a catturare e immagazzinare le fuliggini di scarico. Questi composti, accumulandosi nel dpf, tendono però a intasarli, creando delle contropressioni sullo scarico che penalizzano la resa del motore. Da qui la necessità di bruciare periodicamente i depositi carboniosi presenti nel dpf per rigenerarlo, operazione che normalmente viene fatta a macchina ferma tramite la cosiddetta “rigenerazione attiva”. In tale frangente il motore funziona e quindi consuma, ma la macchina è immobile, situazione che pesa sulle aziende agricole sia in termini di costi diretti sia indiretti. Da qui la necessità di minimizzare al massimo tale processo, tanto più frequente quanto più i motori sono usati a basso carico.
Giovandosi delle esperienze maturate nei settori dell’autotrasporto e della cantieristica Volvo Penta ha posto la “rigenerazione zero” fra gli obiettivi primari che i suoi progettisti dovevano far raggiungere ai motori agricoli emissionati in stage V, unità che si propongono in cinque blocchi base a quattro e sei cilindri e che nel loro insieme coprono potenze comprese fra i 143 e ei 780 cavalli. Filosofia di base messa in atto per cogliere il risultato atteso quella di creare sinergie tra motore e sistema di post-trattamento in modo che tutte le funzionalità interne a ogni singola unità e anche i software di gestione lavorassero all’unisono per ridurre al minimo le rigenerazioni.
In tale ottica i motori off-road stage V sono stati sviluppati di pari passo con i loro sistemi di post-trattamento, intervenendo anche sui singoli componenti. Sono state implementate nuove pompe per l’acqua, per esempio, nuovi radiatori dell’olio, nuovi segmenti dei pistoni e nuovi termostati, tutti interventi volti a migliorare l’efficienza delle unità e a minimizzare già in fase di combustione la formazione del particolato. Il tutto sapendo che gli stessi interventi avrebbero dato luogo anche minori consumi.
Oggi, a distanza di cinque anni dal lancio del primo motore Volvo Penta emissionato in stage V e alla luce della loro costante crescita di diffusione, si può affermare che la Casa abbia pienamente colto i suoi obiettivi e possa inserirsi di diritto fra i costruttori in grado di offrire non solo motori robusti e prestazionali, ma anche economici nella gestione. A maggior ragione se i costruttori di macchine sanno individuare nell’ambito degli oltre venti modelli offerti dalla gamma agricola stage V, le serie “D5”, “D8”, “D11”, “D13” e “D16”, con la parte numerica che indica la cilindrata di riferimento nominale, il più adatto a ogni singola esigenza di lavoro.