La prima metà del 2016 chiude con un immatricolato in calo di quasi quattro punti e mezzo. Molto lega però tale flessione ai problemi di pochi e ben precisi marchi. Tutti gli altri perdono molto poco o crescono, tant’è che si intravede un finale d’anno oltre le 18 mila macchine
Una delle più discusse regole in vigore nel settore delle regate veliche in altura è insita nelle classifiche finali stilate “in tempo compensato”, cioè sulla base di penalty o premi cronometrici legati al tipo di barca con cui ogni equipaggio gareggia. Ciò per far sì che barche anche molto diverse fra loro possano competere ad armi pari, senza essere gravate o avvantaggiate da alcun tipo di connotazioni tecnico-costruttive. Non è raro quindi che barche giunte sulla linea d’arrivo di una regata con ore di ritardo rispetto alle prime poi si scoprano vincitrici, ribaltoni che ovviamente danno luogo infinite discussioni fra giudici ed equipaggi, ma che di fatto rendono la vela appassionante e avvincente anche quando gli scafi riposano all’ormeggio. Applicando lo stesso concetto al mercato trattori e guardando alle posizioni maturate da ciascun marchio a fine giugno, a metà gara se questa la si intende spalmata sull’anno solare, è indubbio che il trionfatore fra i marchi generalisti sia Kubota, ufficialmente al quinto posto assoluto, ma al primo per guadagni in termini di volumi e di quote. A maggior ragione se si pensa che ha potuto contare solo in maniera marginale sull’apporto commerciale indotto dai nuovi “M7001”. A seguire Landini e Same, da sempre in lotta fra loro. Ragionando in termini di crescita il primo risulta pressoché alla pari con Kubota in termini di aumento di quote, ma cede qualche lunghezza per volumi. Il secondo, Same, insegue più staccato in entrambe le classifiche, posizione peraltro assunta anche in termini assoluti visto che risulta accodato a Landini dietro al leader, New Holland. Questi non trova in effetti rivali in termini assoluti, ma in “tempi compensati” precipita nelle retrovie causa un calo commerciale che si trascina dalla fine del 2015. Non è però l’unico marchio che se la deve vedere con tale situazione. Anche il leader mondiale, John Deere, chiude infatti il semestre in calo per volumi e quote né va meglio a Massey Ferguson le cui performance assolute lo relegano all’ultimo posto di un’ipotetica classifica Top Ten di mercato, superato praticamente da tutti i protagonisti esteri del comparto. Anche da Claas, brand che dopo aver duellato per mesi con il Marchio britannico ha ora allungato in maniera decisa arrivando a superare in termini di classifica compensata anche Deutz-Fahr grazie a una crescita in quote superiore a fronte di una crescita in volumi pressoché equivalente. Ancora meglio dei due fa però Lamborghini. Marchio storico per eccellenza, guadagna oltre un punto di quota chiudendo il semestre al sesto posto assoluto con un incremento di 64 macchine, prestazione che gli permette di superare sia in termini assoluti sia compensati anche il marchio di punta del gruppo Agco, ovvero Fendt. Questi è in effetti fermo sulle sue posizioni a livello di quote e in leggero ribasso in termini di volumi, a differenza di Valtra che invece sta lentamente crescendo anche se con numeri al momento ancora marginali. Fermi sulle proprie posizioni Case Ih, facente capo al gruppo Cnh, e McCormick, nella scuderia del gruppo Argo Tractors, mentre risultano in decisa crisi i cingolati di Challenger che vedono dimezzarsi sia la propria quota sia i propri volumi. All’atto pratico accade che la fine del primo semestre 2016 veda quattro costruttori generalisti in diffi coltà, New Holland, John Deere, Deutz-Fahr e Massey Ferguson, altrettanti che possono sorridere, Landini, Same, Lamborghini e Claas e uno, Kubota, che può anche stappare lo spumante. Tutti gli altri o hanno tenuto o hanno perso poco, cosa che di questi tempi può andar bene lo stesso. Discorso a parte per i costruttori specializzati. Antonio Carraro è il leader sia assoluto sia relativo grazie a volumi che lo inserirebbero al secondo posto del mercato e a un incremento di quota di quasi due punti. Il suo più diretto avversario, il gruppo Bcs, non è però da meno e anche se in misura meno pronunciata del rivale cresce in modo costante. Ferma in termini di quote e in leggero arretramento a livello di volumi Valpadana, mentre è in caduta quasi verticale Goldoni causa le traversie economiche accusate nel 2015 che hanno portato alla sua acquisizione da parte di Lovol Heavy Industry. Come si può leggere nelle pagine interne, il Gruppo sta investendo per rilanciare il Marchio emiliano, ma i miracoli non li fa nessuno e quindi prima di vedere i risultati di tali investimenti ci sarà da attendere almeno fino a fine anno, complici anche i ritardi che caratterizzano l’operato delle varie Motorizzazioni.