Dalla Cina il primo drone irroratore in grado di operare su ampie estensioni intervenendo là dove i suoi sensori dicono che è necessario irrorare. Porta fino a dieci chili di sostanza attiva e può gestirsi in maniera del tutto automatica
Il costruttore cinese Dji, noto in Italia per i suoi bianchi ed eleganti multicotteri “Phantom” protagonisti del Natale appena passato, ha deciso di entrare nel settore dell’agricoltura. Una scelta che non deve stupire visto che tutti gli studi di settore indicano proprio nell’agricoltura l’ambito destinato ad assorbire un buon 80 per cento dei droni civili che solcheranno i cieli o si muoveranno sulla terra. Il cugino di campagna di “Phantom” si chiama “Agras Mg-1” e non solo è in grado di sorvolare i campi per dare all’agricoltore una esatta fotografia dello stato di salute dei suoi appezzamenti attraverso le mappe di vigore, ma può anche intervenire in maniera attiva distribuendo agrofarmaci là dove serve, con una precisione che può arrivare alla singola pianta. Distribuzioni quanto mai mirate quindi, con grandi benefici sia per la salute delle coltivazioni sia per le tasche dell’agricoltore che irrora solo dove necessario. Per raggiungere tale obiettivo serve però un payload notevole, in italiano una grande capacità di carico, e sotto questo aspetto “Agras Mg-1” non scherza niente. I suoi otto rotori sono infatti in grado di gestire fino a dieci chili di trattamenti che, se gestiti in maniera mirata, possono controllare anche superfici dell’ordine dei tre/quattro ettari. Prestazioni notevoli, che portano Dji a dichiarare per il suo drone un’efficienza superiore di quaranta volte a quella proposta da un classico operatore. Forse le cose non stanno proprio così, ma è vero che il velivolo vola a quasi 30 chilometri l’ora modulando in contemporanea l’intensità dell’irrorazione in base alle effettive esigenze della coltivazione con una precisione impressionante. Ciò grazie alla presenza di un radar a microonde che minimizza gli errori di posizionamenti nell’ambito di pochi centimetri. “Agras Mg-1” può inoltre operare in maniera del tutto automatica e quindi facendo seguire i trattamenti alle scansioni effettuate solo pochi minuti prima o addirittura in contemporanea visualizzando anche l’operazione al suo “pilota” attraverso un link video denominato “LightBridge 2”. L’operatore può quindi intervenire nel caso la cosa si rendesse necessaria, fermo restando che oltre alle funzionalità di volo automatica e manuale è anche prevista quella semi-automatica che controlla i parametri di altezza e velocità lasciando gestire l’irrorazione all’agricoltore. Da segnalare che i quattro ugelli di irrorazione, di ceramica a garanzia della loro durata nel tempo, sono regolabili e motorizzati e operano sfruttando i flussi d’aria generati dalle eliche verso il basso per raggiungere a pianta. Costruito per durare anche il corpo del drone, sigillato in modo da risultare protetto da polvere e pioggia ma ventilato all’interno e raffreddato da un sistema forzato a centrifuga che, secondo Dji, aumenta di tre volte la vita utile del veivolo. A tale obiettivo concorre anche un filtro a tre stadi che impedisce l’ingresso di particolato ed altre eventuali impurità.