Diserbo chimico o meccanico? A ogni coltura la sua tecnica

strategie di diserbo
Diserbo chimico o meccanico? A ogni coltura la sua tecnica

Le pratiche di difesa integrata consigliano l’alternanza dei diserbi effettuati tramite erbicidi di origine chimica con interventi di tipo meccanico, trovandosi valori e limiti per entrambe le scelte

In agricoltura ogni scelta tecnica ha i propri valori e i propri limiti, soprattutto quando si parla di difesa delle colture da attacchi parassitari di origine vegetale. Per contrastare le flore spontanee che infestano i campi coltivati le opzioni tecniche disponibili sono molteplici e le scelte fra le varie soluzioni molto dipendono dal tipo di coltura, dalla stagione e da eventuali fenomeni avversi quali, per esempio, le resistenze ad alcune famiglie di sostanze attive. Una prima suddivisione degli scenari può esser fatta in base alla tipologia colturale, poiché il diserbo delle colture alte, come vite, olivo e altre frutticole richiede tecniche completamente diverse da quello delle colture basse.

Diserbo chimico o meccanico? A ogni coltura la sua tecnica

Ma anche fra queste ultime vi sono differenze profonde, dal momento che i cicli colturali sono fra loro molto differenti potendo coltivare cereali autunno-vernini, colture primaverili-estive quali riso, mais, soia, oleaginose o colture industriali qiali pomodoro e patata. Per ciascuna, alta o bassa che sia, si possono però applicare sia erbicidi di sintesi sia attrezzature meccaniche e se per i primi è richiesta una elevata specificità d’azione, tale da controllare le malerbe senza danneggiare la coltura, con le attrezzature meccaniche tale esigenza risulta minima, poiché la selettività verso le piante coltivate è per lo più di tipo posizionale, nel senso che gli organi lavoranti devono colpire le infestanti senza toccare le colture.

Proprio per tale motivo e a titolo di esempio in viticoltura e frutticoltura esistono macchinari che agiscono solo nei sottofila tramite ruotini stellati o dentati che rimescolano i primissimi centimetri di terreno eliminando ogni pianta indesiderata. In tal caso, la sicurezza per la coltura è garantita da appositi sensori a stelo che toccando la base delle piante fanno si che l’attrezzo si allontani dall’asse centrale del filare in corrispondenza del fusto.

A favore dell’ambiente

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Diserbo chimico o meccanico? A ogni coltura la sua tecnica

In alternativa, sono stati sviluppati sistemi a campana basati sull’erogazione di acqua ad alta pressione. Questa giunge al suolo in forma di lame rotanti, penetrando nei primissimi centimetri di terreno e distruggendo in tal modo le plantule appena emerse e quelle che hanno iniziato il processo di germinazione. I vantaggi di tali pratiche sono essenzialmente ambientali, poiché permettono di controllare in modo efficace la flora spontanea senza ricorrere a diserbanti chimici. Hanno però alcuni limiti, come per esempio i tempi molto più lunghi di esecuzione del diserbo, i maggiori consumi di gasolio e la destrutturazione dei primi centimetri di suolo. In termini economici si risparmiano quindi i costi degli erbicidi, ma se ne spendono di più in termine di manodopera e di carburante. Inoltre, se si opera in ambienti collinari il terreno smosso può essere suscettibile di eventuali fenomeni erosivi dovuti a vento e piogge.

Anche la meccanica ha suoi problemi quindi, motivo per cui sarebbe bene dar sempre luogo a una gestione integrata dei diserbi nelle colture alte, pratica perseguibile con un primo intervento a fine inverno effettuato con miscele di erbicidi a base di un sistemico come glifosate, attivo sulle infestanti già presenti nei sottofila, abbinato a un residuale come per esempio flazasulfuron, solfonilurea che offre una persistenza d’azione di molte settimane impendendo lo sviluppo delle piante nate dopo l’applicazione. Piante sulle quali nulla possono invece gli erbicidi sistemici che necessitano la presenza di tessuto vegetale per penetrare nelle foglie ed esplicare la propria azione.

Il caldo aiuta la meccanica

In estate, invece, possono essere effettuati uno o due interventi meccanici, contando sul fatto che le alte temperature estive e la scarsità delle piogge non favoriscono la nascita delle infestanti nei giorni successivi al passaggio meccanico. Approcci tecnici molto più diversificati si incontrano, come accennato in precedenza, nelle colture basse. Fatta salva la regola aurea di alternare fra loro erbicidi a differente modo d’azione al fine di scongiurare fenomeni di resistenza, anche gli interventi meccanici si presentano particolarmente diversi. Vi sono infatti colture “sarchiabili”, come mais, girasole, soia, pomodoro da industria, patata e barbabietola da zucchero, sulle quali dopo un diserbo di pre-emergenza con sostanze di sintesi è possibile eseguire uno o due passaggi con attrezzature dotate di ancore atte all’estirpazione delle piante presenti negli interfila che sono sfuggite al diserbo chimico. Il vantaggio, in tal caso, è che le infestanti vengono rimosse anche quando sviluppate oltre il limite di efficacia degli erbicidi chimici. Lo svantaggio è che le sarchiature non possono agire lungo le fila, area nella quale le malerbe non vengono quindi toccate.

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Diserbo chimico o meccanico? A ogni coltura la sua tecnica

Inoltre, si ripropongono i succitati lunghi tempi di lavorazione e i relativi consumi di gasolio. Basti pensare che rispetto a una barra da diserbo da 18 metri una sarchiatrice da sei metri deve percorrere un percorso triplo per coprire le medesime superfici.

I limiti dell’interfila stretta

Le complessità del diserbo aumentano poi nei cereali a paglia poiché le piante sono seminate fitte lungo la fila e l’interfila è limitata a una dozzina di centimetri. Le attrezzature impiegabili nelle primissime fasi colturali sono in tal caso gli strigliatori, dotati di denti di ferro molto sottili il cui passaggio è meglio tollerato dai cereali rispetto alle infestanti. Per lo meno rispetto alle malerbe dicotiledoni, essendo più delicate dei cereali stessi. Resta il fatto che le infestanti graminacee presentano la medesima flessibilità strutturale dei cereali e quindi patiscono meno del passaggio degli strigliatori.

Le proposte sul mercato

Ultimamente, però, il mercato propone soluzioni basate su ancorette e ruote stellate di materiale plastico che riescono ad agire al centro dell’interfila, asportando efficacemente le piante ivi presenti senza toccare la coltura. Ciò grazie anche a sistemi di telecamere e di guida satellitare che minimizzano i contatti fra organi lavoranti e piante coltivate. Anche in questo caso, quindi, appare consigliabile l’integrazione fra pratiche di diserbo chimico, meglio se di pre-emergenza, e interventi meccanici di post-emergenza. Così agendo si minimizza l’uso di sostanze attive, pur dovendo accettare i maggiori consumi di gasolio, e si allontana il pericolo che insorgano fenomeni di resistenza agli erbicidi stessi. L’azione delle macchine è infatti di tipo esclusivamente fisico, aspetto che rende impossibile qualsivoglia adattamento da parte delle infestanti.

Titolo – strategie di diserbo, chimica vs meccanica

Autore: redazione

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