Someca “Da 50”, un trattore francese dal cuore italiano

A cavallo tra le due Guerre mondiali accadde che molte aziende italiane incontrassero grosse difficoltà nel reperire le materie prime necessarie per rifornire le rispettive fonderie. Fra queste anche Fiat che per aggirare il problema incaricò Enrico Teodoro Pigozzi, torinese classe 1898 e commerciante di motociclette inglesi e americane, di reperire in Francia i maggiori volumi possibili di rottami ferrosi. Trasferitosi per tale motivo a Parigi, Pigozzi continuò però a commercializzare anche le moto, attività che dopo un paio d’anni venne affiancata anche dalla vendita di auto francesi e, su richiesta Fiat, dall’assemblaggio in loco delle vetture torinesi, esportate in Francia sottoforma di componenti per aggirare i gravosi dazi doganali. Per svolgere al meglio tale attività il Nostro affittò un vecchio capannone alla periferia di Parigi e cominciò a sfornare auto marchiate “Fiat France”. Arrivò ad assemblare oltre 15 mila vetture l’anno, volume che lo spinse a ragionare sulla possibilità di dar luogo a una propria produzione.

A metà degli Anni 30, agevolato dalla crisi economica che aveva colpito tutti Paesi industrializzati, decise di acquistare a poco prezzo una vecchia fabbrica dismessa di automobili ubicata a Nanterre, vicino a Parigi, che ristrutturò destinandola nel 1935 a fungere da quartier generale della “Société Industrielle de Mécanique et Carroserie Automobile”, in acronimo “Simca”.

Primi esemplari della nuova Casa furono il modello “5”, copia della Fiat “Topolino”, e il modello “8”, di “Balilla 508”, vetture che permisero alla fabbrica di sostenersi in attesa del lancio di una berlina “Made in France” che Pigozzi lanciò nel 1951 con la consulenza tecnica del famoso progettista Dante Giacosa. Denominata “Aronde”, “Rondine” in italiano, l’auto si vendette molto bene, al punto che la stampa francese se ne interessò ribattezzando Pigozzi quale “Henry Théodore Pigozzì”, con tanto di accento sulla “i” finale. Sempre nello stesso anno e sempre sotto l’ala protettiva di Fiat, il dinamico imprenditore, acquisì poi anche l’azienda “Manufacture d’armes de Paris”, in acronimo “Map”, con sede a Saint-Denis, sempre vicino a Parigi e fondata nel 1915 allo scopo di sostenere lo sforzo bellico francese durante la Grande Guerra.

I trattori dalla fine della guerra

Cessate le produzioni militari Map decise nel 1945 di lanciarsi nel settore della meccanizzazione agricola e esibendo nello stesso anno un suo primo trattore, “Dr 3” mosso da un propulsore Latil prodotto dalla stessa Casa. L’unità era però inadeguata all’uso e lo stesso accadde per tutti i motori che equipaggiarono altri modelli Map che proprio per questo motivo fallì nel 1950. Pigozzi di fatto integrò Map in Simca dando origine a una nuova organizzazione denominata “Société de mécanique de le Seine” in acronimo Someca e avente sede a Puteaux, ancora una volta nei dintorni di Parigi.

Fra i primi frutti di questa fusione fu un nuovo trattore siglato “Da.50” basato su trasmissione e carrozzeria francesi di derivazione Map ma mosso da un diesel Om tipo “Cod/40” da 37 cavalli.

Someca “Da 50”, molto simile a un Om

Era una specie di Om “35/40 R” in salsa francese, anche come dimensioni ed estetica somigliava parecchio alla macchina italiana, e fu nel 1952 affidandone la gestione commerciale a “Société d’ Exploitation de Véhicules Industriels et de Tracteur Agricoles”, in acronimo Sévita, che dal 1947 distribuiva in Francia i trattori Fiat, Steyr, President e le macchine agricole Puzenat.

La prima serie della macchina molto riprendeva dai precedenti trattori Map e anche le3 prestazioni pubblicizzate, la potenza massima di 37 cavalli al volano, 28 alla barra e 35 alla puleggia, erano le stesse dei Map. Le cose però cambiarono con la serie successiva, riconoscibile per la calandra gialla e l’assenza delle due feritoie verticali poste ai lati del cofano oltre che il filtro aria installato di lato e non più sul cofano. Le ruote posteriori erano inoltre fissate con otto viti invece di dieci, la forma del serbatoio era più squadrata e i fari posteriori erano alloggiati in appositi incavi dei parafanghi.

I siti di produzione

Someca “Da 50” era prodotto a Saint-Denis, fabbrica sviluppata su una superficie di oltre 32 mila metri quadrati che contava su 850 attrezzature e su un personale di mille e 250 addetti. Disponeva di una zona di stoccaggio di cinque mila metri quadrati con un accesso diretto sulla ferrovia e produceva anche gli ammortizzatori delle automobili Simca “Aronde” e “Vedette”.



Dal 1958 la produzione Someca si spostò poi a Bourbon-Lancy e in vent’anni, dal 1952 al 1972, produsse o assemblò 122 mila e 656 trattori siglati Fiat, OM e Someca.

I predecessori di “da 50”

I primi depliant pubblicitari Someca erano riferiti a un MAP “Dr 30 Senlis”, ribattezzato poi in Someca “Dr 40”. Era proposto in versione vigneto da 110 centimetri di larghezza, row crop, con ruote anteriori gemellate, e “canna da zucchero”, con luce libera da terra di 72 centimetri. In un primo tempo, dal 15 gennaio 1952, Someca equipaggiò i Map con motori Latil- Laraque di colore arancio anziché rosso Map. Quindi  è possibile che si trattasse di uno stock di motori a magazzino e poi smaltito. Comunque sia, il diesel bicilindrico di “Dr 30” si rivelò complesso e poco affidabile tant’è che Someca ne rivendette la licenza di costruzione a terzi sostituendolo su “Dr 30” con un quattro cilindri Om “Cod/40” e dando vita al “Da 50”.

Nel ’55 la versione “L”

Così rivista la macchina ebbe successo tant’è che nel 1955 venne ulteriormente aggiornata dando vita al modello “Da 50 L”, con passo allungato di 14 centimetri. La carrozzeria rimase la stessa nonostante le ruote posteriori spostate indietro per fornire maggior stabilità al trattore, ridurre i rischi d’impennata e migliorare la ripartizione dei pesi. La barra di traino fu dotata di quattro posizioni di regolazione e il conducente disponeva di un po’ più di spazio oltre che di un’accessibilità facilitata dalla maggior lunghezza del posto guida. Fu anche migliorato il sollevatore idraulico e venne allargata la carreggiata posteriore mediante il ribaltamento dei dischi ruota così da passare da un metro e 30 centimetri a due metri. “Da 50 L” molto contribuì allei novemila e 861 vendite complessive del modello che restò in produzione fino al 1957, quando fu sostituito da “Som 40” che sfoggiava linee più moderne ed era mosso da un motore Om da oltre quattro litri di cilindrata erogante 45 cavalli.

Il motore Lapil

Dopo il 1940, Manifacture d’armes de Paris partecipò all’opera di meccanizzazione dell’agricoltura francese proponendo dei trattori con motore Latil, funzionanti ad alcol, benzina o gasogeno. La Casa si impose nel Mondo del trattore con il modello “Dr 3” del 1947, mosso da un diesel due tempi molto originale. Era un bicilindrico orizzontale a quattro pistoni contrapposti, da due litri e mezzo di cubatura erogante 30 cavalli. L’accensione si effettuava al centro, quindi non c’era testata, ma solo due cilindri per quattro pistoni. Il movimento era trasmesso all’albero a gomiti mediante otto bielle che rinviavano la potenza al centro grazie a un gioco di bilancieri. Una versione a quattro cilindri e otto pistoni funzionante con lo stesso principio, fu montato su una vettura a motore centrale posteriore che partecipò alle 24 ore di Le Mans nel 1950. Abbandonò dopo sei ore. Lo stesso motore con qualche modifica, venne poi adottato anche dai trattori italiani Ansaldo.

Someca “Da 50” esportato con successo

Venne prodotta anche una versione semicingolata di Someca “Da 50” chiamata “Special”

Someca “Da 50” venne esportato in Argentina, Belgio, Brasile, Egitto, Spagna, Finlandia, Grecia, Irak, Iran, Italia, Libano, Messico, Paraguay, Perù, Portogallo, Siria, Tailandia e Yugoslavia. Ne furono esportati 103 nel 1952, 828 nel 1953, 964 nel 1954 e 1.360 nel 1955. Dopo i test dell’università del Nebraska, l’Argentina fece un ordine di mille e 300 esemplari. In seguito fu anche assemblato in Argentina, presso Fiat Concord di Cordoba, in misura di 10 unità al giorno.

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Titolo: Someca “Da 50”, un trattore francese dal cuore italiano

Autore: Massimo Misley

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