Nel 2018 vennero immatricolati in Italia 726 sollevatori telescopi, cifra che salì a quota 897 l’anno successivo e a 956 macchine nel 2020, l’anno del Covid. Nel 2021, grazie agli aiuto governativi correlati al programma “Agricoltura 4.0”, le immatricolazioni divennero poi mille e 491 per poi calare a mille e 181 pezzi nel 2022. Mentre si scrivono queste righe i dati 2023 non sono ancora noti ma a Settembre dello scorso anno le immatricolazioni dei sollevatori furono 916, una cinquantina in più rispetto all’anno precedente.
Si può quindi ipotizzare che il calo del 2022 sia stato solo momentaneo, probabilmente indotto da problemi di approvvigionamento della componentistica e che il 2023 si chiuda con un volume di immatricolato superiore ai mille e 250 pezzi. Tale volume conferma come i sollevatori telescopici siano diventati presenze fisse nei parchi macchine aziendali più strutturati, posizionamento indotto da potenzialità operative che permettono loro di espletare in maniera efficiente, rapida e sicura tutte quelle attività di movimentazione e di manutenzione che in precedenza erano affrontate con i trattori distraendo tali mezzi da altri impegni a loro più congeniali.
Sollevatori compatti Merlo: figli dell’industrializzazione
Si quindi affermare che il sollevatore è figlio di quella tendenza alla specializzazione e all’industrializzazione che in tutto il Mondo sta guidando gli sviluppi agricoli orientandoli all’estensivo e all’intensivo, trend di sviluppo cui già da anni Merlo aveva aderito riallestendo in termini di contenuti modulari e scalabili il suo sistema di produzione così da poter offrire al mercato una gamma il più ampia possibile, ma anche basata su modelli personalizzabili in funzione delle specifiche esigenze della singola azienda.
Un esempio in tal senso la famiglia che abbraccia i telescopici compatti, macchine che per portate e altezze di lavoro sono state progettate per aiutare le aziende agricole e zootecniche di medie dimensioni ad affrontare in maniera razionale le proprie problematiche di lavoro senza costringerle ad affrontare investimenti per loro gravosi. Non è un caso dunque se i compatti Merlo avanzano doti di versatilità e polivalenza superiori, tali da permettere a una sola macchine di far fronte con pari efficienza alle più diverse attività in azienda e fuori, obiettivo perseguito mediante una segmentazione fine delle dimensioni, delle potenze motore e delle prestazioni e fino a ieri raggiunto mediante un’offerta basata su tre piattaforme allestite in modo da realizzare nove modelli diversi.
Altezze inferiori ai due metri
L’attacco è dato dai sollevatori “Tf27.6” e “P27.6”, diversi fra loro negli allestimenti ma simili nelle strutture portanti e nei gruppi operativi. Sono entrambi mossi da unità Kohler da 75 cavalli interfacciate con trasmissioni idrostatiche, possono alzare carichi massimi dell’ordine dei 27 quintali e vedono i rispettivi perni di articolazione dei bracci sforare i sei metri di altezza. Identici anche nelle dimensioni, con l’altezza massima esterna contenuta al di sotto dei due metri così da permettere l’accesso anche nelle strutture più datate e raggi di volta alle ruote che stanno sotto o 340 centimetri, si differenziano sostanzialmente fra loro nelle trasmissioni e nella presenza o meno del relativo sistema di gestione “Epd”, “Eco Power Drive”, che controlla in automatico i regimi motore basandosi sugli assorbimenti energetici in essere e sul carico motore importo dall’operatore.
Sollevatori compatti Merlo: massima efficienza, minimi consumi
Il sistema assicura quindi sempre la coppia necessaria per far fronte alle attività in corso ma gestendo la cosa in termini di massima efficienza e quindi di minimi consumi. Non a caso questi ultimi sono inferiori anche del 18 per cento a quelli proposti da una analoga macchina operante in maniera tradizionale, fattore che rende il sistema irrinunciabile in tutte quelle realtà che prevedono utilizzi continuativi della macchina. Proprio per questo motivo il sistema “Edp” è presente di serie su tutti gli altri due compatti Merlo, “Tf 30.9” e “Tf 33.7”, due macchine decisamente più strutturate, le masse sono rispettivamente di 71 e 67 quintali contro i 48 dei due “27.6”, ma sempre caratterizzate da altezze massime che possono contenersi attorno ai due metri, da larghezze che di poco superiori e da raggi di volta alle ruote inferiori ai quattro metri.
Massima maneggevolezza quindi a fronte di portate di 30 e 33 quintali e altezze di lavoro di nove e sette metri, tutte prestazioni gestibili scegliendo fra due diverse motorizzazioni. I già citati 75 cavalli erogati dal quattro Kohler possono in effetti essere sostituiti dai 115 cavalli erogati da un quattro cilindri Deutz, opzione che rende i mezzi più reattivi permettendo anche di disporre di circuiti idraulici di lavoro di tipo load sensing e in grado di offrirsi con capacità di 125 litri/minuto di olio anziché di 98.
Disponibile in due versioni
Tali connotazioni sono peraltro proposte di serie anche dall’ultimo compatto proposto da Merlo, quel “30.7” lanciato in anteprima in occasione di Agrilevante 2023 e ora entrato in serie nelle versioni “TurboFarmer” e “Panoramic” con una massa a vuoto di 66 quintali. Forte di una portata di 30 quintali e di un’altezza di lavoro vicina ai sette metri, anche il nuovo nato permette di scegliere fra motorizzazioni Kohler o Deutz da 75 o 101 cavalli gestibili mediante trasmissioni idrostatiche a controllo elettronico basate su pompe da 71 centimetri cubi che muovono motori idraulici da 115 centimetri cubi a tali gruppi si associa poi un cambio a due velocità, una di lavoro e una di trasferimento, con passaggio automatico dalla prima alla seconda.
Ne deriva una macchina dalla guida istintiva e facile, in grado di trainare su strada anche rimorchi di massa elevata, fino a venti tonnellate, oltre che affidabile nella struttura e nei componenti in quanto realizzata sulla base di assali equipaggiati con riduttori epicicloidali realizzati internamente a Merlo e usati con successo su altre macchine del Gruppo. Disponibile con pneumatici di misure comprese fra 400/70 R20 e 400/70 R24 protetti da parafanghi metallici di grandi dimensioni, opera le movimentazioni giovandosi di un braccio a due sezioni recante il cilindro di rotazione della zattera all’interno del naso così da proteggerlo da eventuali cadute di materiali e caratterizzato da un cinematismo di sollevamento dimensionato in modo da allungare la vita dei perni e delle boccole.
Personalizzabili con optional originali
Nel caso si debbano affrontare attività intensive è inoltre possibile disporre di un radiatore dell’olio idraulico supplementare, optional cui si può associare un distributore servizi con tecnologia flow-sharing che consente fino a tre movimenti multipli. Da segnalare anche la possibilità di acquisire la macchina in allestimento “Cs”, “Cabina sospesa”: Si tratta di un sistema oleopneumatico che isola completamente la cabina dal carro evitando che vibrazioni e scossoni di marcia si scarichino su di essa andando a ledere il comfort di lavoro.
In alternativa alla cabina standard è inoltre possibile equipaggiare la macchina con un vano super ribassato che porta l’altezza massima di “30.7” al stallare sotto i due metri. Di fatto tre modelli che integrandosi con le opzioni disponibili a livello di motore danno luogo a una famiglia compata da cinque macchine siglate “P30.7”, “P30.7L” con cabina ribassata, “Tf30.7 Plus”, “Tf 30.7L Plus”, con cabina ribassata, e “Tf30.7Cs Plus” con cabina sospesa.
Sicurezza e performance dei sollevatori compatti Merlo
Fra le dotazioni di serie previste sui nuovi compatti Merlo “30.7” c’è il sistema di sicurezza “Ascs”, “Adaptive Stability Contro System” che il riconoscimento automatico dell’attrezzo, la lettura del carico movimentato e quella della posizione della zattera. A tale scopo la macchina è equipaggiata con un sensore magneto strittivo inserito nel cilindro di sfilo, con un sensore d’angolo per il braccio, con un sensore di riconoscimento delle attrezzature e con una cella di carico nel cilindro di sollevamento. Il sistema oltre a segnalare l’avvicinarsi di uno stato di instabilità e a bloccare i movimenti aggravanti permette anche di impostare i limiti di lavoro, l’area di scavo, le velocità idrauliche e le mandate in continuo dell’olio. Inoltre funge da monitor per la telecamera posteriore.
Di serie anche il joystick capacitivo con inversore del senso di marcia, seconda funzione idraulica e funzione auto-accelerante, mentre sono opzionali l’omologazione trattrice agricola con frenatura pneumatica o idraulica, la predisposizione navicella con rientro d’emergenza a mano, le prese idrauliche posteriori, la sospensione del braccio per minimizzare le perdite dei materiali sfusi quando movimentati in velocità, la ventola motore reversibile per pulire le griglie di areazione del cofano senza dover fermare i lavori, il sistema di ingrassaggio centralizzato e le telecamere laterali.
Sollevatori compatti Merlo, concentrati di tecnologie
Autore: Redazione