Un marchio storico che sembrava perso e invece è stato recuperato per contrassegnare meccaniche affidabili e collaudate. Queste, in sintesi, le due principali peculiarità proposte dai trattori specializzati con cui Arbos si accinge a presidiare tale settore
La linea di prodotto specialistica Arbos di primo acchito sembra proporsi con soli cinque modelli per altrettante tarature di potenza. In realtà tali risultano solo le piattaforme costruttive su cui si basa la vera e propria gamma, una ventina di proposte in grado di soddisfare le esigenze di un’ampia platea di operatori. Da quelli che necessitano di macchine economiche e semplici e quanti invece pretendono tecnologia e contenuti, crossando le richieste di chi deve operare in coltivazioni ribassate o ambisce a disporre di mezzi polivalenti in grado di affrontare anche attività aziendali e lavorazioni leggere in campo aperto. All’atto pratico, quindi, una gamma che in termini di ampiezza risulta abbastanza allineata con quanto proposto dalla concorrenza, resa tale anche dalla possibilità di scegliere fra due diverse trasmissioni meccaniche sincronizzate. Sui modelli di attacco “4060” e “4080”, disponibili in allestimenti “F” e “Pro”, sono in effetti installati gruppi di derivazione Goldoni serie “Dual power” che mettono a disposizione quattro marce e due gamme, in totale otto rapporti che un miniriduttore provvede poi a raddoppiare abbassando del venti per cento ogni marcia. Al completamento della trasmissione concorre anche un inversore meccanico sincronizzato che agisce sugli otto rapporti-base e il tutto si interfaccia con unità a quattro cilindri di origine Vm Motori, marchio oggi di proprietà Fpt Industrial, tarate in modo da assicurare i picchi massimi delle curve di coppie molto al di sotto del canonico regime di mille 400 giri al minuto, così da dar luogo a propulsori caratterizzati da una elevata generosità e, come tali, anche facili da gestire. Gli stessi turbodiesel equipaggiano anche i tre modelli di classe superiore “4090”, “4100” e “4110”, disponibili negli allestimenti “F”, “Af” e “Q” e tutti forti di trasmissioni da 24+12 rapporti con le retro sempre gestibili mediante un inversore meccanico. All’atto pratico quindi meccaniche progettualmente tradizionali ma proprio per questo anche collaudate e forti che, come accennato, muovono trattori fra loro diversi soprattutto a livello di allestimenti, individuati dalle sigle “F”, Af”, “Pro” e “Q”. Le versioni “F” sono quelle di attacco e nel caso dei due modelli di minor potenza individuano le macchine semi-piattaformate capaci di una velocità massima su strada di 30 chilometri all’ora. Gli stessi trattori “in allestimento “Pro” dispongono invece di piattaforma integrale, trasmissioni da 40 all’ora e possono essere dotati a livello opzionale di attacchi a tre punti e prese di forza anteriori oltre che di cabina. Tale contenuto distingue poi le versioni “Q” dei “4090”, “4100” e “4100” da quella “F” e “AF”. I “Q” sono in effetti equipaggiati con vani super ribassati, l’altezza massima stalla sui 180 centimetri, studiati per effettuare in sicurezza e in ambienti climatizzati i trattamenti necessari per proteggere quelle coltivazioni che per loro natura o per scelte produttive sarebbero accessibili ai soli trattori open. Ne deriva quindi una maggiore adattabilità alle diverse configurazioni di vigneti e frutteti, ambiti nei quali i “Q” evidenziano inoltre doti di trazione e maneggevolezza tipiche dei cingolati e degli isodiametrici grazie al baricentro basso e al passo più corto della categoria. L’altezza da terra, ma questa volta quella minima, la cosiddetta “luce a terra”, differenzia poi le versioni “F” dei tre mezzi di classe superiore dalle versioni “Af”. Giocando su pneumatici da 28 pollici di diametro di calettamento e su una diversa posizione dei riduttori posteriori a cascata, gli “Af” possono infatti esibire luci comprese fra i 352 e i 377 millimetri a fronte dei 242/292 millimetri degli “F”, differenza che permette di utilizzare i trattori anche per attività diverse da quelle tipiche del settore specialistico. Guardano nella stessa direzione anche le dotazioni idrauliche delle macchine, equipaggiate con impianti a centro aperto capaci di erogare 61 litri al minuto. Da qui la possibilità di disporre di attacchi a tre punti posteriori capaci di gestire, anche per via elettronica, fino a 25 quintali di carico, due quintali in più del peso a vuoto delle macchine, abbinabili ad altri dieci quintali nel caso i trattori fossero dotati di sollevatori anteriori. Il tutto senza pregiudicare la disponibilità di sistemi elettroidraulici per inserire la doppia trazione e bloccare i differenziali e con la possibilità di equipaggiare le macchine con caricatori frontali gestibili mediante un joystick multifunzione installato in cabina.