Quasi tutte le colture cosiddette “basse” sono sarchiabili grazie alle loro interfila generalmente comprese tra i 40 e gli 80 centimetri. La soia, per esempio, viene solitamente seminata tenendo tra le file 45 centimetri di distanza, mentre con il mais la
misura può arrivare a 70-75 centimetri. Simili valori possono rinvenirsi anche nei campi di girasole.
Ne deriva la possibilità di eliminare fisicamente le popolazioni spontanee, azione che porta con sé diversi vantaggi anche in considerazione della progressiva scomparsa di sostanze attive dovute alla Revisione Europea. Basti pensare che i diserbanti sono praticamente dimezzati in soli vent’anni e alcuni di loro spariranno dai campi entro l’anno prossimo.
Due esempi in tal senso le storiche sostanze attive di pre-emergenza terbutilazina ed S-metolachlor, applicate su mais per decenni che troveranno il capolinea della propria carriera il 27 luglio del 2024, causa revoca europea.
La chimica va, la meccanica resta
Al contrario della chimica agraria, le attrezzature vengono invece guardate sempre più positivamente dagli indirizzi tecnici, ampliando in tal modo le proprie potenzialità di impiego. Tanto meglio se poi, durante la sarchiatura, si possono contestualmente effettuare altre pratiche agronomiche come la distribuzione di concimi granulari. A tale profilo di missione rispondono le sarchiatrici MaterMacc della serie “Unica”, impiegabili per il diserbo meccanico interfilare e, quando serva, anche la fertilizzazione sulle file.
Preservata l’umidità del terreno
Un terzo vantaggio insito nelle sarchiature è la preservazione dell’umidità del terreno grazie alla lavorazione molto superficiale effettuata per eradicare le malerbe. Ciò crea un sottile strato arieggiato che funge quasi da pacciamatura, interrompendo la risalita capillare dell’acqua fino alla luce. Inoltre, in caso le piogge o le irrigazioni abbiano creato una crosta superficiale, la sarchiatura consente di sgretolarla aumentando gli scambi gassosi a favore degli apparati radicali della coltura, garantendole quindi migliori condizioni di crescita. In caso però la sarchiatrice sia impiegata anche per concimare, è possibile conferire agli elementi sarchianti una maggiore profondità di lavoro agendo sull’apposito dispositivo di regolazione.
Utilizzabili sia in agricoltura biologica, sia integrata, le “Unica” presentano un telaio a ripiegamento idraulico verticale che agevola gli spostamenti fra appezzamenti diversi e su strada, rientrando in tal caso nei limiti di Legge quanto a ingombri. Otto le configurazioni disponibili, coprendo molteplici esigenze quanto fronte operativo e larghezza dell’interfila. I primi quattro modelli, da sei, sette, otto e 12 file, prevedono una configurazione per interfila da 45-50 centimetri, larghezze sarchiabili grazie alle tre molle presenti per ciascuna fila. Varia ovviamente la larghezza del telaio, passando dai 330 centimetri del modello di attacco ai 375, 430 e 670 centimetri dei tre modelli superiori.
Tre le configurazioni disponibili per interfila da 70-80 centimetri, distanza per la quale sono previste cinque molle per fila anziché tre. Quattro, sei e otto le file offerte dai tre modelli per larghezze dei telai rispettivamente di 350, 510 e 670 centimetri. Infine, una specifica configurazione è vocata agli interfila da 70-75 centimetri, proponendo sette file con cinque molle per fila e un telaio da 555 centimetri.
Si minimizzano anche i consumi
Le sarchiatrici MaterMacc serie “Unica” prevedono anche una versione “Easy-Set”, ovvero la possibilità di sarchiare colture diverse con la stessa macchina, modificando semplicemente l’interfila. Rimane comunque modesta la potenza richiesta al trattore, partendo da un minimo di 70 cavalli arrivando a un massimo di 90. In pratica, con il modello top di gamma sono richiesti solo 13 cavalli per metro di telaio e ciò gioca anche a favore dei consumi di gasolio per ettaro, ridotti questi al minimo.
Vita dura per le resistenze
Per quanto efficaci, dal punto di vista tecnico i diserbanti hanno nelle resistenze il proprio tallone di Achille. Come detto, la Revisione Europea ha tagliato drasticamente le sostanze attive autorizzate, partendo innanzitutto da quelle ad azione multisito. Tali molecole agivano infatti su molteplici processi enzimatici delle malerbe, rendendo praticamente impossibile l’insorgenza di resistenze.
Difficile, infatti, che avvengano contemporanee mutazioni nei geni che codificano per i diversi enzimi inibiti dal diserbante. Questo punto di forza tecnico conferiva però a tali sostanze attive un profilo tossicologico e ambientale tendenzialmente sfavorevole, motivo per il quale sono finite presto nel mirino delle Autorità europee venendo revocate una dopo l’altra. Altre sostanze attive hanno così ampliato il proprio uso, come per esempio le solfoniluree, ma ciò non è stato un bene, poiché il loro meccanismo d’azione è invece altamente specifico. Basta cioè una singola mutazione in una specie di infestante e quell’erbicida non la controlla più. Le sarchiature, invece, non possono patire di tale fenomeno, offrendo un meccanismo di diserbo alternativo, di tipo fisico, che si inserisce perfettamente nelle più moderne strategie antiresistenza.
Titolo: Sarchiatrici “Unica Pvi” di Matermacc, 13 cavalli per metro lineare
Autore: Redazione