Da anni Macchine Trattori scrive che la politica green abbracciata dall’Europa è insensata e dannosa nei confronti degli interessi degli Europei. Insensate per esempio le norme anti inquinamento che vanno a colpire il settore motoristico e quelle che puntano ad alzare le classificazioni energetiche degli edifici pubblici e residenziali. Senza dimenticare che puzza di corruzione l’obbligo di assicurare i veicoli privati fermi nei piazzali o chiusi nei box. Di fatto accade che l’Europa si stia trasformando in una sorta di regime dittatoriale avvallato da una falsa forma di democrazia al quale fino a ieri era difficile opporsi. Fino a ieri però, in quanto oggi le cose sembra stiano cambiando. Almeno per quanto riguarda il comparto agricolo.
Tra gli agricoltori europei proteste in aumento
Monta infatti la protesta degli agricoltori in tutta Europa e alle imponenti manifestazioni innescatesi in Germania e Francia si sono aggiunte proteste in Olanda, Polonia, Ungheria, Romania, Regno Unito oltre che in Italia. Sembrerebbe spirito di emulazione, ma in realtà di motivi per protestare ce ne sono parecchi. Se in Germania si protesta contro l’eliminazione delle agevolazioni sul gasolio agricolo, in Francia si contesta la ventilata tassa sugli agrofarmaci, mentre in Polonia, Ungheria e Romania si contesta l’accresciuta importazione di derrate agricole dall’Ucraina e in Gran Bretagna, nonostante sia fuori dall’Unione si reclamano prezzi più equi dalla grande distribuzione. In Italia al momento le idee sono ancora confuse e partecipando ai primi comitati si sente un po’ di tutto.
Dalla contestazione verso la carne coltivata – che però non esiste ancora… – e le farine di insetti, agli impianti fotovoltaici che stanno occupando aree agricole fino a problematiche più serie ed impellenti legate alla scarsa redditività dell’agricoltura, peggiorata dopo Covid-19 e la guerra in Ucraina e appesantita da andamenti climatici sempre più “tropicali”. Comune però a tutte le contestazioni la Politica Agricola Comune che con l’ultima riforma ha dato una svolta “green” assolutamente senza proporzioni addebitando anche all’agricoltura colpe, in tema di emissioni, molto superiori alle sue reali responsabilità. Con la conseguenza di imporre norme quali l’obiettivo del 25 per cento delle superfici ad agricoltura biologica – altra norma che buzza di combine – o la riduzione del 50 per cento degli agrofarmaci. Senza dimenticare la progressiva riduzione delle agevolazioni sul gasolio agricolo.
Tutte decisioni che se non ritirate faranno sicuramente chiudere molte aziende e ridurranno il grado di autoapprovvigionamento dell’Europa consegnando il futuro alimentare nelle mani di Paesi terzi. Si finirà schiavi delle volontà altrui in termini di qualità e quantità e si dovranno anche subire le bizze economiche dei fornitori. Tutto ciò senza dimenticare che tutta questa ricerca del sano e biologico si scontra con normative molto meno stringenti in molti Paesi da cui importiamo prodotti agricoli, con il risultato che la riduzione delle emissioni europee darà luogo a cibi meno sani e di qualità inferiore agli attuali. Col primo obiettivo, la riduzione delle emissioni inquinanti, che non avrà quasi impatto sulle emissioni globali visto che l’Europa e tutta la sua economia, non solo quella agricola, pesa solo per l’otto per cento delle emissioni mondiali.
Anche azzerando le emissioni europee l’inquinamento mondiale non cambierebbe di molto. Curioso che su una simile situazione non si siamo ancora pronunciati i sindacati agricoli nazionali risultando superati da comitati spontanei. La dimostrazione concreta della loro inutilità di fondo o addirittura della loro dannosità dal punto di vista della tutela degli interessi delle aziende agricole, obiettivo che dovrebbe esplicitarsi ponendosi come controparte verso la Pubblica Amministrazione e verso il mercato. In realtà questa funzione i sindacati di settore italiani – ma forse anche i sindacati in generale – l’hanno abbandonata da tempo e anziché essere la controparte della Pubblica Amministrazione o vanno a braccetto con il Governo, portando a spasso il Ministro di turno e convincendolo a fare leggi inutili – vedi carne coltivata – o sostengono la svolta green dimostrando di operare solo in termini ideologici, senza alcun contatto con la realtà in misura poco efficace per l’ambiente e distruttiva per l’economia agricola. Per questo motivo i comitati degli agricoltori al momento contestano anche i sindacati. A meno che questi ultimi con un colpo di coda non riescano a porsi a capo della protesta forse è la volta buona che il Mondo agricolo ne ridimensioni lo strapotere in nome di una vera tutela degli interessi delle aziende agricole.
Titolo: Proteste agricoltori europei, i nodi vengono al pettine
Autore: Fabio Fracchia