La prima Direttiva europea a favore del benessere animale risale al 18 novembre 1974 e riguardava l’obbligo di stordimento degli animali pre-macellazione. Oggi ciò può sembrare banale, ma 50 anni or sono l’animale non era ancora considerato un essere senziente e quindi da mero oggetto veniva trattato. Da allora si sono susseguite diverse altre iniziative europee, come per esempio il Protocollo di Amsterdam sulla protezione e sul benessere degli animali, del 1999. Soprattutto negli ultimi anni sono poi entrate in vigore Leggi sugli spazi minimi da assicurare agli animali allevati, come pure sono state stabilite norme stringenti sull’igiene e sul comfort da assicurare al bestiame. Al rispetto di queste regole sono peraltro vincolati specifici contributi europei e se l’allevatore non tratta bene i propri animali, niente contributi.
Fra le pratiche virtuose in tal senso vi è la cura delle lettiere. Queste devono possedere un elevato potere assorbente, prestandosi anche a essere facilmente distribuite e poi rimosse una volta esaurito il proprio compito. Inoltre, non devono produrre polvere, poiché tramite questa alcune malattie possono diffondere più facilmente negli allevamenti.
Strategici i pellettati
Dulcis in fundo, le lettiere esauste devono poter essere impiegate come ammendanti o per alimentare gli impianti per la produzione del biogas. In tal senso ben si prestano i pellettati di paglia di cereali, i quali oltre a soddisfare i requisiti di cui sopra posso- no essere per no impiegati come combustibili negli impianti di riscaldamento a ridotto impatto ambientale. Il problema è che può divenire molto one- roso raccogliere grandi volumi di paglia, trasportarli e infine pellettarli in azienda. L’uovo di Colombo è quindi la possibilità di pellettare la paglia direttamente in campo, triturandola e poi comprimendola al ne di minimizzare i volumi da movimentare e assicurando al contempo il conferimento in azienda di un prodotto già pronto all’uso.
Veri cantieri di lavoro semoventi
A tale pro lo di missione guardano le pellettatrici “Premos 5000”, uniche al momento sul mercato, che più che macchine in sé per sé vanno considerate dei veri e propri cantieri di lavoro in campo. Possono infatti raccogliere e poi triturare le andane di paglia come farebbe una grande pressa quadra, salvo poi pressare il raccolto in ambiente caldo-umido realizzando robusti pellet di forma cilindrica. Trasferiti in un serbatoio di accumulo, i pellet possono poi essere conferiti a un carro da trasporto per l’invio in azienda.
Fino a cinque tonnellate l’ora
La macchina opera inizialmente grazie a un pick-up da 235 centimetri di larghezza che permette di raccogliere andane di paglia in ragione di cinque tonnellate l’ora, equivalenti a una superficie fra i 12 mila e 500 e i 14 mila metri quadri considerando produzioni di paglia fra i 35 e i 40 quintali per ettaro. Dal pick-up la paglia è poi convogliata a un rotore di taglio che la sminuzza fino alle dimensioni necessarie alla pellettatura.
Gli spezzoni a quel punto sono prelevati da una coclea che li deposita su un nastro trasportatore preposto ad alimentare il sistema di compressione ed estrusione, composto da due rulli dotati di le alternate di denti e fori. La paglia sminuzzata entra nei fori, viene compressa dai denti e quindi estrusa in forma di pellet cilindrici dal diametro di 16 millimetri.
La solidità strutturale dei pellet viene realizzata tramite una equilibrata combinazione di pressione e calore, con la prima che può toccare i duemila bar e la seconda, dovuta proprio alla compressione, che raggiunge gli 80 gradi centigradi. Tale processo permette anche di igienizzare il prodotto finito, mantenendone un’umidità residua fra il 12 e il 15 per cento, cioè quella ottimale per garantire la necessaria coesione del materiale.
Umidificazione smart opzionale
A tal ne, le “Premos 5000” possono an- che essere equipaggiate con un sistema di umidificazione intelligente, fornito in via opzionale a quanti operano su prodotti particolarmente secchi. Una volta estrusi, i pellet verranno poi trasferiti al serbatoio della macchina da un secondo sistema integrato di coclee e nastro trasportatore. Infine, a cassone pieno, il trasferimento dei pellet ai carri da trasporto sarà delegato a un terzo nastro, il tutto a garanzia del massimo rispetto della struttura stessa dei pellet.
Piccoli volumi ma alta densità
Grazie al processo di pellettatura il volume da trasportare risulterà dalle tre alle quattro volte inferiore a quello rappresentato dalla paglia tal quale, incidendo quindi positivamente sui bilanci energetici e gestionali dell’intero processo. Inoltre, l’elevata densità del materiale pressato offrirà una signi cativa capacità di assorbimento. Un chilo di pellet può infatti assorbire sino a quattro litri di acqua, rigonfiandosi progressivamente sino al punto di disfacimento. Punto che ovviamente va anticipato rimuovendo il materiale dalle lettiere e avviandolo ai successivi trattamenti atti a riutilizzarlo per altri scopi, cioè aggiunto al letame o inserito nei biodigestori.
Interessanti anche le performance come combustibile, visto che due chili e mezzo di pellet equivalgono a un chilo circa di olio da riscaldamento di origine fossile. Da segnalare anche che da quest’anno è disponibile un sistema di alimentazione laterale che permette di utilizzare le “Premos 5000” in maniera statica e quindi quali attrezzature aziendali fisse. Ciò ne amplia i periodi stagionali di utilizzo favorendo un più rapido ammortamento degli investimenti. In tale ottica vale la pena di precisare che secondo Krone le “Premos 5000” possono dar luogo a produzioni di poco inferiori ai cinque quintali di pellet finiti all’ora, prodotto che se inserito in un digestore dà luogo a un ritorno energetico pari a quello proposto da oltre 11 quintali di silomais.
Titolo: Pellettatrice Krone “Premos 5000”, più unica che rara
Autore: Redazione