Progettati espressamente per i mercati occidentali, i nuovi “M5001” di Kubota si propongono con soluzioni tecnico costruttive che mirano a ottimizzare il rapporto performance/consumi nelle lavorazioni leggere del terreno e in ambito foraggero
Kubota è ormai uno dei leader mondiali nell’ambito della meccanizzazione agricola. La Multinazionale giapponese occupa infatti da tempo un ruolo di primo piano negli Stati Uniti e, più recentemente, è diventata protagonista anche nel Vecchio Continente, mercato nel quale il Gruppo di Osaka ha debuttato nel 1974, dapprima in Francia e in Spagna per poi estendere progressivamente le sue attività a tutti i principali Paesi, perseguendo una strategia a lungo termine che gli ha permesso di costruire le fondamenta sulle quali poggia l’attuale successo maturato da Kubota nel mercato trattoristico europeo. Una posizione conquistata peraltro senza la tentazione di bruciare le tappe per capitalizzare il più rapidamente possibile gli investimenti, ma viceversa raggiunta organizzandosi in maniera razionale a livello di distribuzione e assistenza e affiancando i propri tecnici agli operatori continentali per meglio adeguare il know-how tecnologico maturato in Asia e in America alle esigenze del mercato europeo. Grazie a tale approccio la Casa nipponica è quindi riuscita a sviluppare una linea di prodotto per il mercato continentale che dapprima ha conquistato la leadership nel comparto delle potenze inferiori ai 50 cavalli e, successivamente, si è imposta anche nel segmento compreso tra i 60 e i 170 cavalli, ambito commerciale nel quale le macchine giapponesi hanno raggiunto nel 2015 una quota complessiva del cinque e otto per cento giocando principalmente sulla ricchezza dei contenuti tecnici, sull’elevata affidabilità meccanica e sull’ampio grado di personalizzazione offerto. Tutte doti attorno alle quali i tecnici Kubota hanno progettato anche la nuova serie “M5001”, aziendali di media potenza destinati a raccogliere l’eredità dei già noti “M60” e strutturati sulla basa di due modelli, denominati “M5091” e “M5111”, in grado di affrontare con successo, oltre alle attività di manutenzione e movimentazione, anche le applicazioni in ambito foraggero e le lavorazioni superficiali del terreno. Ciò grazie in particolare alla presenza sotto le cofanature di motorizzazioni Kubota “V3800” a quattro cilindri da tre litri e 800 di cubatura in grado di erogare fino a 95 e 113 cavalli di potenza massima, prestazioni che si affiancano alla presenza di un nuovo regolatore elettronico preposto al controllo del regime motore teso ad assicurarne la costanza indipendentemente dal carico e quindi capace di ottimizzare la qualità delle lavorazioni che richiedono velocità di avanzamento fisse e calibrate. Omologate stage 4 attraverso il contemporaneo impiego di impianti egr, di sistemi scr, di filtri antiparticolato e di catalizzatori doc, le unità operano poi mediante alimentazioni common rail ad alta pressione, mille 800 bar, e distribuzioni a quattro valvole per cilindro che, nel loro insieme, contribuiscono ad assicurare curve di coppia lineari e progressive e, di conseguenza, a minimizzare i consumi di carburante. Al raggiungimento di quest’ultimo obiettivo guarda anche la presenza di una trasmissione strutturata sulla base di tre gamme e sei marce che, affiancate da un hi-lo, mettono a disposizione degli operatori 36 rapporti in avanzamento e altrettanti in retro, tutti innestabili anche sottocarico attraverso un inversore elettroidraulico modulabile nelle sue risposte funzionali e affiancati dalla funzione “OverDrive” che permette di raggiungere i 40 all’ora su strada a un regime inferiore del venti per cento rispetto a quello nominale. Sempre a controllo elettroidraulico anche l’innesto della doppia trazione e del sistema di blocco delle macchine attuabile mediante la stessa leva che comanda le marce, così da evitare agli operatori di dover intervenire sul classico freno a mano per arrestare il veicolo durante le soste, mentre guarda invece direttamente alla gestione delle attrezzature l’impianto idraulico da 64 litri al minuto che alimenta fino a quattro distributori ausiliari, una presa di forza a due velocità di lavoro, 540 e mille giri al minuto, e un sollevatore posteriore da quattro mila e 100 chili di capacità massima. Gruppi questi ultimi peraltro gestibili in modo semplice e immediato attraverso una consolle installata nelle nuove cabine “Ultra Grand Cab II”, vani mutuati da quelli che equipaggiano i modelli top di gamma “M7001” e quindi caratterizzati da un comfort operativo di classe superiore. Guardano infatti a tale obiettivo le ampie pannellature atermiche che assicurano la piena visibilità dell’area di lavoro, anche nel caso si lavori con il caricatore frontale, i sedili a sospensione pneumatica e il posizionamento dell’impianto di climatizzazione sotto il posto guida, soluzione quest’ultima che ha permesso ai tecnici della Casa giapponese di rivedere anche la disposizione delle bocchette dell’aria, ora in grado di creare una ventilazione più efficace e avvolgente.