Claas rinnova prestazioni e contenuti delle sue “Lexion 600”, le mietitrebbia di gamma alta operanti mediante scuotipaglia. Nuovi i motori e nuovi i sistemi di gestione del lavoro, mutuati dalle ibride serie “Lexion 700”
Dopo le “Lexion”… le “Lexion”. Più o meno un anno fa Claas aveva presentato l’upgrade tecnico e prestazionale delle sue mietitrebbia di punta, le ibride serie “Lexion 700”, assicurando che a breve le stesse migliorie si sarebbero trasferite anche sulle macchine di pari classe, ma caratterizzate da sistemi di separazione di tipo tradizionale. Oggi la conferma, con il lancio delle “Lexion 600” riviste nelle motorizzazioni e nei sistemi di gestione, in particolare i gruppi “Cemos automatic”, “Auto Slope” e “Auto Cleaning”. Relativamente ai motori Claas ha riconfermato la sua fedeltà a Mercedes inserendo sotto le cofanature delle “Lexion 670” e “660”, rispettivamente accreditate di 435 e 408 cavalli, la stessa unità “Om 470” da dieci litri e 700 centimetri cubi di cilindrata che muove le ibride di attacco. Un sei cilindri quindi, emissionato in stage 4 e realizzato sulla base di blocchi di ghisa grafitica sferoidale con la testa che utilizza 38 bulloni di serraggio per sostenere le pressioni di combustione che possono arrivare ai due mila e 900 psi. I pistoni sono monopezzo e di acciaio, le camicie sono a umido e gli iniettori a sei fori sono controllati dal sistema “X-Pulse“ che regola in tempo reale gli standard e le sequenze delle nebulizzazioni adeguandole alle esigenze funzionali istantanee del motore. L’emissionamento è realizzato mediante un sistema scr operante in abbinamento a un sistema egr, mentre al raffreddamento provvede il sistema Claas “Dynamic Cooling”, preposto a modulare i flussi di aria in modo proporzionale alle effettive esigenze termiche dell’unità minimizzando di conseguenza gli assorbimenti energetici di servizio. L’impianto aspira inoltre aria fresca dall’alto e la restituisce calda in avanti, lateralmente e verso il basso creando di conseguenza un flusso che concorre a minimizzare le polverosità e quindi ad allungare la vita dei filtri. Meno corposo nella cilindrata, sette litri e 700 centimetri cubi, ma non meno avanzato a livello tecnologico l’”Om 936” che muove le “Lexion 650”, “630” e “620” che completano la nuova gamma, di fatto costituita da otto modelli tre dei quali, “670”, “660” e “650”, operanti mediante sei scuotipaglia e due le “630” e “620, con cinque scuotipaglia. A tali macchine si aggiungono poi le versioni “Montana” delle “670” e “630” che con le versioni base condividono i passaggi maggiorati dei nuovi trinciapaglia, voluti per garantire un miglior trattamento di tale sottoprodotto. L’aumento dei condotti velocizza in particolare lo scorrimento dei residui, garantendo una migliore distribuzione, obiettivo cui peraltro guarda anche la possibilità offerta all’operatore di gestire dalla cabina le controlame e il fondo del trinciapaglia unitamente alla larghezza dell’andana. In opzione sulle macchine a sei scuotipaglia un nuovo distributore radiale azionato meccanicamente operante in tandem con un adattatore della direzione di lancio che corregge automaticamente la distribuzione nel caso si operi in presenza di vento o in pendio. A chiudere la rassegna delle novità tecniche proposte dalle nuove “Lexion 600” i sistemi “Auto Slope”, che assicura anche in campi non perfettamente piani una ottimale pulizia della granella gestendo in automatico la potenza dei ventilatori, e “Auto Cleaning”, che gestisce invece l’apertura dei crivelli superiore e inferiore basandosi sulle informazione fornite da numerosi sensori.
La prima volta di “660”
Sulle attuali “Lexion 600”, le nuove macchine arriveranno a breve, l’unico modello disponibile con la cingolatura “Terra Trac” era la “670”. A lei si è aggiunta ora anche la “660” così da offrire agli operatori una ulteriore possibilità di scelta. La cingolatura è realizzata mediante nastri di gomma tensionati in automatico per via idraulica ed è completamente sospesa, nel senso che sia la ruota motrice sia quella condotta sia i rulli di supporto galleggiano su ammortizzatori idropneumatici. Ne derivano un buon comfort di guida e una elevata facilità di gestione, con quest’ultima che si lega anche a una larghezza che può restare confinata sotto i tre metri e mezzo.