Le rotoimballatrici serie “Roll-Belt” di New Holland coniugano i vantaggi della compressione a camera variabile con quelli della pressatura a camera fissa. Possono quindi da dar vita a prodotti finiti dal centro più o meno denso in funzione delle condizioni di raccolta e delle successive necessità d’uso.
Massima densità di pressatura. Questo, in estrema sintesi, l’obiettivo progettuale perseguito da tutti i costruttori di rotoimballatrici, un traguardo che tuttavia in fase di sviluppo delle macchine non può però prescindere dalla consapevolezza che spesso e volentieri il prodotto raccolto non può essere sempre lavorato nello stesso modo. La densità deve in effetti essere regolata in funzione della tipologia e della destinazione d’uso del raccolto, pena il rischio di dar luogo a perdite qualitative dell’imballato. Un input quest’ultimo superabile solo attraverso rotopresse in grado di coniugare una forte compressione del prodotto avanzata fin dalla fase iniziale, prestazione tipica delle macchine a camera variabile, con la progressività di pressatura normalmente in appannaggio alle versioni a camera fissa.
Così facendo si può dar vita a rotoballe dal centro più o meno denso in funzione sia delle condizioni di raccolta sia dei successivi utilizzi del prodotto. Proprio guardando a tale esigenza i tecnici New Holland hanno progettato e sviluppato le rotoimballatrici a camera variabile serie “Roll-Belt”, macchine declinate nei due modelli “150” e “180” – le sigle identificano il diametro massimo in centimetri raggiungibile dalla rotoballa – e nelle tre versioni “ActiveSweep”, “SuperFeed” e “CropCutter”. La linea di prodotto è quindi strutturata sulla base di sei versioni che permettono di rispondere a ogni esigenza applicativa.
Disponibile i tre versioni
I modelli “Roll-Belt ActiveSweep” guardano in particolare alle aziende a vocazione mista di piccole e medie dimensioni giovandosi in tal senso di un gruppo di alimentazione che ottimizza il passaggio della paglia dal pick up alla camera di pressatura mediante un rullo dentato i cui denti, a forma di conchiglia, accompagnano delicatamente il prodotto minimizzando i rischi di perdite o intasamenti. Alle realtà maggiormente strutturate che operano intensivamente su ampie superfici si orientano invece i modelli “SuperFeed” e “CropCutter” che propongono di serie la funzione “DropFloor”, tesa a prevenire eventuali intasamenti della camera di pressatura attraverso il blocco del rotore e l’abbassamento del fondo del pick-up per consentire la fuoriuscita del materiale vegetale in eccesso.
Permettono quindi di lavorare sempre alla massima velocità e con la massima efficienza possibili. Comune a entrambe le versioni anche la presenza di un rotore di alimentazione da 455 millimetri di diametro dotato di denti configurati a “W”, mentre è un’esclusività dei modelli “CropCutter” l’integrazione nel gruppo di raccolta di 15 coltelli in acciaio preposti alla triturazione del prodotto raccolto. Così strutturata, la serie “Roll-Belt” di New Holland è in grado di soddisfare le esigenze di raccolta di un ampio ventaglio di aziende, fra loro diverse per superfici e indirizzi colturali, complice la possibilità sia di variare i diametri delle rotoballe con intervalli di cinque centimetri e partendo da un minimo di 90 centimetri, sia di sfruttare la funzione “bassa densità”, eseguibile nei diametri compresi tra i 70 e i 170 centimetri, per incrementare poi la pressione solo in fase di realizzazione della porzione più esterna della balla per conferirle resistenza e stabilità di forma una volta legata.
Legatura anche combinata
Tale ultima lavorazione può peraltro essere realizzata sulla base di tre modalità, solo spago, solo rete oppure combinata spago/rete, con il primo sistema che opera mediante due bracci centrali pivotanti che assicurano una corsa uniforme dei legatori da sinistra verso destra.
La modalità solo rete sfrutta invece l’azione del sistema “EdgeWrap” per realizzare una copertura del prodotto finito fin oltre i suoi margini così da preservarne al meglio la forma. Tutte le funzionalità sono gestibili dalla cabina del trattore attraverso il monitor “Bale Command Plus II” che permette all’operatore di decidere di volta in volta, a seconda delle condizioni di raccolta, il diametro del nucleo e il gradiente di pressione con cui la macchina deve lavorare, così da ottenere la struttura, la densità e il diametro delle rotoballe giudicati più idonei.
Fino al 20 per cento in più
Le rotoimballatrici serie “Roll-Belt” sono in grado di assicurare rendimenti superiori fino al 20 per cento rispetto ai modelli New Holland a camera variabile di precedente generazione. Un incremento frutto in particolare della tecnologia “IntelliBale” che consente alle rotopresse di comandare il trattore attraverso il protocollo isobus, arrestandolo non appena viene raggiunto il diametro preimpostato della rotoballa. Dopodiché inizia il processo di legatura e successivamente l’apertura del portellone, passaggi monitorati costantemente da un apposito sensore posto sulla rampa di scarico che chiude il portellone una volta scaricata la rotoballa e invia allo stesso tempo un segnale all’operatore a bordo del trattore per invitarlo a proseguire con il lavoro.
Grazie a ciò, il cantiere trattore-rotopressa è in grado di ottimizzare sia i consumi di combustibile sia la produttività oraria, obiettivo quest’ultimo a cui concorre anche la presenza di un pick-up a sollevamento idraulico, disponibile nelle larghezze operative di due metri e di due metri e 30 centimetri, che offre sia configurazioni dei portadenti a quattro barre nella versione standard o a cinque nell’allestimento “Heavy Duty”, sia un sistema di flottazione operante attraverso due molle regolabili che permettono di scegliere tra una modalità più rigida della struttura, ideale su terreni pianeggianti con andane di paglia uniformi, e una più flessibile, più orientata invece ai terreni ondulati oppure in presenza di andane irregolari.