La serie “Espro” di Kuhn permette di seminare i cereali autunno-vernini nel rispetto del massimo rendimento e delle minime richieste di potenza alla trattrice
La crisi economica e finanziaria degli ultimi dieci anni ha portato con sé anche diverse nuove espressioni di uso comune. Per esempio, gli Italiani hanno scoperto che per valutare la solidità e l’affidabilità dei gruppi bancari e finanziari, ma anche di interi Stati, vi sono apposite agenzie di rating che assegnano sigle differenti. Quelli più virtuosi e solidi ricevono l’ambita “tripla A”, il massimo che si possa ottenere. Se in agricoltura si volesse trovare una sigla sinonimo di alta efficienza operativa e minimi consumi energetici, essa potrebbe essere invece una “tripla S”, ovvero le seminatrici per semine semplificate proposte da Kuhn tramite la linea “Espro”, lanciata nel corso del 2015. Grande rendimento in campo non significa infatti necessariamente grandi potenze richieste alla trattrice, latrici di consumi e costi indesiderati. Basti pensare che le lavorazioni del terreno, a partire dall’aratura per terminare con la semina, possono rappresentare fino a due terzi circa dei costi complessivi per i cerealicoltori. Costi che spesso si posizionano a ridosso degli incassi, riducendo all’osso gli utili delle aziende agricole. Limare tali spese diviene quindi improrogabile e le minime lavorazioni pare proprio siano la più logica delle contromisure. Proprio in tal senso è stata progettata la nuova generazione di seminatrici “Espro”, concepita nell’ottica di massimizzare i rendimenti operativi preservando al contempo i pieni di gasolio. Queste seminatrici trainate permettono infatti di ottenere elevate velocità di avanzamento, fino a 13 chilometri orari con i modelli da sei metri di larghezza, richiedendo potenze non superiori a 200 cavalli. Detta in altri termini, le “Espro” assorbono alla massima velocità meno di 35 cavalli per metro lineare di fronte operativo. Tre i modelli della linea, ovvero le “3000”, le “4000 R” e le “6000 R”, ove il numero indica i millimetri di larghezza del fronte operativo. Le “3000” e le “6000 R” sono state introdotte sul mercato italiano, seppur in quantità limitate, a partire dall’estate 2015. Ad esse hanno poi fatto seguito le “4000 R”. Dal punto di vista costruttivo, nella porzione anteriore delle “Espro” sono montate due file di dischi d’apertura, i quali tagliano e rimescolano il suolo assicurando una buona incorporazione dei residui vegetali negli strati superficiali. Il loro diametro, pari a 470 millimetri, assicura una lavorazione fine dello strato superficiale, mentre il profilo concavo permette elevate prestazioni anche su terreno pesante. A seguire, nella loro porzione centrale, le seminatrici sono munite di una fila di ruote di compattamento, ciascuna delle quali consolida il terreno davanti ai due elementi di semina. Il contatto ottimale tra seme e suolo, come pure la più opportuna profondità di semina, sono infatti fondamentali per assicurare la germinazione e la successiva crescita di ogni singolo seme. Proprio in tale ottica, le ruote di compattamento delle “Espro” sono poste fra loro disassate, partendo dal fronte verso il retro della macchina. Ciò elimina il cosiddetto effetto “bulldozer”, e rende le seminatrici più agevoli da trainare, ciò grazie anche al diametro stesso delle ruote, il quale con i suoi 900 millimetri minimizza la resistenza al rotolamento. Infine, la larghezza delle ruote, pari a 215 millimetri, permette uno spazio fra loro di 85 millimetri, agevolando in tal modo il passaggio della terra attraverso la macchina. Anche gli pneumatici sono stati concepiti per amplificare la scorrevolezza delle ruote grazie al profilo quadrato che assicura un regolare consolidamento del suolo su tutta la larghezza della ruota. Il profilo del battistrada è inoltre tagliente e profondo, atto a sbriciolare il terreno creando una superficie ben preparata. Infine la barra di semina. Le “Espro” sono munite di barre “Cross-Flex” atte a mantenere costante la profondità di semina in qualsiasi condizione e velocità di lavoro. Dal punto di vista costruttivo, le barre sono composte da una dischiera montata su blocchi in poliuretano, saldamente fissati su un tubo metallico. Quando il disco oscilla per seguire il profilo del terreno i blocchi in poliuretano si comportano alla stregua di molle, facendo quindi tornare prontamente il disco nella sua posizione iniziale. Da segnalare infine che è disponibile a livello opzionale un’ampia gamma di attrezzi, dai rompi-traccia, alle ruote di compattamento anteriori, ai tracciatori di pre-sollevamento fino a sistemi di frenatura idraulica o pneumatica.