A fine 2014, dieci anni fa, il mercato nazionale vedeva New Holland accreditata di una quota che sfiorava il 27 per cento, 26,94 per la precisione, Landini e Same viaggiavano tutti e due sul dieci per cento e Lamborghini sul quattro. Fra i trattori esteri brillava solo John Deere con una quota di circa sette punti e mezzo percentuali, mentre Claas, Deutz-Fahr, Fendt, Kubota e Massey Ferguson vedevano le rispettive quote oscillare fra il tre e il quattro per cento.
Flette il tricolore sul mercato
A distanza di dieci anni tutto è cambiato, nel senso che i trattori esteri hanno visto crescere in maniera importante le proprie quote rispetto ai prodotti nazionali, tutti in flessione. New Holland chiude in effetti il primo trimestre 2023 con una quota di poco superiore al 17 per cento, la peggior performance da quanto Macchine Trattori segue il mercato, Same vede dimezzata la sua presenza e solo Landini sembra resistere, anche se cedendo pure lui due punti di mercato. Al contrario c’è John Deere che da tempo vede vicini i dieci punti di quota, Deutz-Fahr che arriva a sfiorare gli otto punti e mezzo, proponendosi anche quale terzo marchio del mercato fra quelli generalisti davanti a Fendt. Questi passa però comunque gli otto punti percentuali a affiancando Landini nella classifica dei trattori generalisti. In dieci anni Valtra è inoltre passato da una quota di poco superiore al mezzo punto percentuale a oltre tre, exploit seguito da vicino, ma in misura minore, da Kubota. Quest’ultima passa in effetti da un “3,47” a un “5,22”, ma dieci anni fa le performance molto si legavano ai trattori di bassa potenza mentre oggi incidono sull’immatricolato macchine ben più strutturate.
Calano i marchi nazionali e crescono quelli esteri
Di fatto accade che in dieci anni i marchi nazionali abbiano visto calare in maniera più o meno pesante la propria presenza a fronte di una crescita importante dei marchi esteri. Crescita meritata, vale la pena di sottolinearlo. La qualità delle macchine straniere è indubbia, nè va dimenticato che molte delle innovazioni oggi disponibili sul mercato sono state tenute a battesimo proprio dai trattori esteri, a partire dalle trasmissioni continue che videro Fendt quale loro primo sostenitore e dalle cabine sospese integralmente, introdotte da Claas a seguito dell’acquisizione di Renault Trattori.
La tecnologia conta
Anche l’introduzione dei sistemi di guida assistita non ha visto primeggiare gli Italiani e quindi non può essere ritenuto un caso il fatto che i marchi più in crescita siano proprio quelli proposti al mercato quali “tecnologici”, connotazioni a volte concrete e a volte un po’ usurpate, ma evidentemente sempre ben sostenute dai rispettivi produttori se è vero che poi il mercato li ha comunque premiati. Ovvio a questo punto che gli italiani devono darsi una mossa per convincere il mercato che i prodotti nazionali sono assolutamente equiparabili per contenuti, qualità e affidabilità a quelli esteri. Come ha recentemente detto il Presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti “nel comparto agromeccanico il Made in Italy non viene percepito quale valore aggiunto” e ciò purtroppo non accade solo sui mercati esteri ma anche su quello nazionale. Si deve quindi lavorare molto in termini di comunicazione all’utente finale, affermazione peraltro confermata dal fatto che fra i marchi italiani quello che cede meno posizioni è Landini, sicuramente il più impegnato e attivo proprio in termini di comunicazione.
Leggi anche: Mercato: il 2022 chiude con un calo dell’immatricolato del 17 per cento ma volumi ancora buoni
Titolo: Mercato trattori, flette il tricolore
Autore: Furio Oldani