I modelli 2019 delle mietitrebbia Claas serie “Tucano” molto avvicinano per contenuti ed erogazioni motoristiche le macchine top di gamma serie “Lexion”. Nuove tecnologie e superiori prestazioni alzano quindi gli standard operativi delle macchine tedesche, crescita sottolineata anche a livello di offerta commerciale mediante l’introduzione di nuovi modelli
Da nove a 15 modelli con la prestazione massima di gamma che sale da 354 a 381 cavalli. Queste le due connotazioni-base che meglio sintetizzano i risultati dell’up grade cui Claas ha sottoposto le sue mietitrebbia di classe media serie “Tucano”, fermo restando che limitarsi a parlare di ampliamento di gamma e di superiori prestazioni non renderebbe però giustizia al lavoro svolto dai tecnici tedeschi per aggiornare una linea di prodotto fra le più apprezzate del mercato. Le “Tucano” modello 2019 sono in effetti state completamente riviste alla luce di una filosofia progettuale tesa ad adeguarne prestazioni e offerta commerciale alle odierne esigenze agricole continentali, quelle stesse che ai più elevati livelli operativi impongono di abbinare anche contenuti tecnologici superiori lasciando però sempre all’operatore la possibilità di personalizzare la macchina alle proprie specifiche esigenze. Per rispondere a tali input Claas ha giocato su più fronti, a partire dai motori che dal prossimo primo gennaio dovranno essere omologati in stage 5. Via i propulsori stage 4 quindi e dentro i nuovi, ma restando sempre fedele a Mercedes, marchio che equipaggia la maggior parte delle raccoglitrici tedesche. Nel caso specifico a messo a disposizione una versione del suo sei cilindri “Om 936 La” caratterizzata da una mappatura di alimentazione “Dynamic Power” studiata in collaborazione con i tecnici Claas e orientata all’ottimizzazione del rapporto fra prestazioni erogate e consumi. Ciò grazie alla possibilità di adeguare in automatico e in continuo la curva di erogazione del motore alle condizioni di funzionamento prevalenti. Il sistema, ampiamente e positivamente sperimentato sulle trincia semoventi serie “Jaguar”, minimizza i consumi di gasolio, obiettivo cui guardano anche il regime del minimo ridotto a 850 giri e quello di potenza massima limitato a mille e 900 giri. I motori sono comuni a tutti i 15 modelli con cui si proporranno le “Tucano” modello 2019 e quindi anche alle nuove versioni “Montana”, cinque modelli tre dei quali con sistema di trebbiatura “Aps Hybrid System” e due a sei e cinque scuotipaglia. Tutti con la possibilità di livellarsi trasversalmente fino al 18 per cento e con il montaggio di un sollevatore posteriore anche del dieci per cento in discesa e del 27 in salita. A tali mezzi si affianca poi il modello autolivellante “430 Montana 4”, anch’esso migliorato mediante l’inserimento di tutte le principali novità proposte dalle altre “Tucano” e con motore più potente, 313 cavalli che rendono la macchina la mietitrebbia autolivellante più potente sul mercato. Di fatto realizzano una sorta di “gamma nella gamma” proponendosi con potenze che vanno da un minimo di 286 cavalli a un massimo di 381, prestazioni che vanno a scaricarsi sul terreno mediante una trasmissione “Cps”, “Claas power system”, realizzata abbinando un cambio manuale a due rapporti, selezionabili a pulsante ed entrambi caratterizzati dalla possibilità di regolare automaticamente la coppia motrice su due differenti livelli. Ne deriva che la macchina mette a disposizione quattro diversi livelli di erogazione per far fronte agli sforzi di avanzamento richiesti dal lavoro in corso. Ciò permette di adeguare in automatico la coppia traente allo stato funzionale in essere con lo sforzo di trazione massimo che può essere selezionato a pulsante disponendo di una capacità di trazione fino al 70 per cento superiore rispetto a una macchina di serie. Così concepite le “Montana” possono affrontare le superfici più aspre, stati operativi che però non vanno a ledere le performance di raccolta grazie alla presenza di numerosi sistemi di assistenza appositamente studiati per permettere alle macchine di lavorare sempre alle massime velocità possibili rispettando l’integrità del prodotto, della paglia e la sicurezza dell’operatore. Guarda in tale direzione soprattutto il sistema di compensazione laterale della pendenza che tramite una rotazione controllata dei riduttori anteriori permette di mantenere in orizzontale la macchina anche su inclinazioni del 18 per cento. L’impianto opera in automatico e lo stesso vale per tutte le funzioni operative delle “Montana” a partire dall’assetto della barra di taglio per arrivare alle prestazioni del sistema di pulizia, quest’ultimo modulato dal sistema “Auto slope” di compensazione della ventilazione in automatico in base alle condizioni di pendenza in cui lavora la macchina. Sempre in automatico e affidata al sistema “Auto crop flow”, già presente sulla “Lexion”, l’ottimizzazione in continuo degli impianti trebbianti primari e secondari, l’azione del trinciapaglia e i giri motore. Se a tali automatismi si abbinano quelli che permettono di pilotare le nuove “Montana” per via satellitare o col sistema Claas “Laser Pilot”, accade che gli operatori all’atto pratico possano concentrare le proprie attenzioni solo sul lavoro per ottimizzare gli standard di integrità e pulizia del prodotto piuttosto che le velocità di avanzamento o la già citata integrità della paglia. Il tutto senza però sentirsi estranei alla macchina che, anzi, è ora di gestione più facile e intuitiva che non in passato grazie all’introduzione di un nuovo terminale touch screen “Cebis” cui si affianca, sul bracciolo della poltrona di guida, una cloche multifunzione che permette di controllare le funzioni primarie della mietitrebbia senza dover accedere a “Cebis”. L’operatore può quindi pilotare la macchina in maniera tradizionale, manualmente e tramite comandi a pulsante direttamente sul bracciolo di guida o può utilizzare l’immediatezza dei comandi tattili direttamente sul touch screen. Ognuno può in definitiva lavorare come meglio crede o sa, fermo restando che Claas ha comunque previsto programmazioni standard che permettono ai computer di bordo di ottimizzare il lavoro in base al tipo di coltura su cui si opera, al suo stato vegetativo e alla tipologia del fondo, tutti dati che vengono rilevati da una nutrita rete di sensori operanti in automatico. Saturare gli oltre undici mila litri di capacità dei nuovi cassoni non è quindi operazione difficile o lenta, né risulta tale il loro svuotamento alla luce di una velocità di scarico che viaggia oltre i 105 litri di granella al minuto.