Le seminatrici per cereali “Serto Sc” di Horsch che non temono il freddo

seminatrici per cereali

Ogni stagione di semina è gravata da una quota di incertezza che varia di anno in anno e da coltura a coltura. Oltre alle normali difficoltà insite nella scelta delle varietà o degli ibridi più adatti per la propria azienda, si devono infatti considerare anche variabili di tipo economico e climatico. Le problematiche economiche sono rappresentate dai prezzi di mercato e dai contributi pubblici, con i primi del tutto insondabili al momento della semina a differenza dei secondi che invece garantiscono una sicura e pianificabile fonte di reddito. Con il meteo, invece, seminare risulta essere una sorta di terno al Lotto, specie a fronte degli ultimi e piovosi autunni che non permettono di centrare le finestre ottimali per i cereali. Vero è, però, che anche se non si riesce a seminare quando si sarebbe dovuto non è comunque tutto perduto potendo farlo per i cereali a paglia anche in inverno e, a seconda delle varietà, fino a inizio primavera.

seminatrici per cereali

Per garantirsi tale possibilità servono però seminatrici capaci di intervenire tempestivamente in campo e di completare la semina nel minor tempo possibile anche a fronte di terreni freddi e compatti. Si candidano proprio in tal senso le seminatrici in linea serie “Serto Sc” di Horsch, attrezzature compatte ma che una volta dispiegate in campo sono capaci di larghezze di lavoro di dieci o di 12 metri in funzione del modello. Avulse da utensili frontali, sono impiegabili nelle pratiche di semina che seguono le lavorazioni tradizionali, ma non rifiutano anche di operare con minime lavorazioni e perfino su sodo. Offrono inoltre una efficiente tecnologia di piegatura che riduce le dimensioni nella fase di trasporto a soli tre metri di larghezza e a quattro di altezza, quindi in linea delle normative vigenti, grazie al sistema idraulico capace di portate fino a 60 litri al minuto. Il trasporto su strada è inoltre reso sicuro e stabile dalla coppia di pneumatici misura “710/50-26.5” sulla quale poggia la seminatrice, pneumatici che vengono però sollevati durante l’avanzamento in campo e in assetto da lavoro. In tal caso gli elementi di semina sono anticipati da un packer gommato dal diametro di 78 centimetri e composto da 30 o 36 pneumatici a seconda del modello avente la funzione di assicurare un adeguato livellamento e consolidamento dei primi centimetri di terreno. Dietro a ogni pneumatico del packer sono previsti due coltri di semina per una distanza tra le file di 16 centimetri e sei millimetri e a seguire subentra poi una serie di coltri a doppio disco, presenti a loro volta in ragione di 60 o di 72 elementi a seconda del modello capaci di incidere il terreno anche quando si rivelasse particolarmente compatto.

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Vale la pena di precisare che tali caratteristiche costruttive sono consolidate e quindi affidabili essendo analoghe a quelle in uso anche su altre serie di attrezzature della Casa di Schwandorf come per esempio risultano essere i coltri “PowerDisc”, punto di forza della serie “Serto Sc” in quanto capaci di operare anche in condizioni difficili come possono essere quelle invernali o a fronte di letti di semina grossolani. Grazie infatti a pressioni dei doppi coltri sul suolo che possono arrivare a 150 chili per elemento, viene sempre garantita una distribuzione sicura e corretta dei semi. Grandi sollecitazioni implicano però anche un elevato grado di robustezza degli organi lavoranti e in tal senso i doppi coltri contano su cuscinetti di grandi dimensioni e su un design filante che minimizza gli attriti durante l’opera di incisione, una combinazione progettuale che rende i coltri anche estremamente solidi e durevoli. Dopo la creazione del solco e la deposizione di semi e fertilizzanti il lavoro non è però ancora finito. A completare il passaggio in campo sono infatti delegati appositi ruotini premiseme in ragione di due per ogni doppio coltro cui spetta la leggera compressione del terreno finalizzata alla chiusura del solco e all’avvicinamento della terra ai semi. Infine, quale affinamento conclusivo dell’opera, si può prevedere anche una serie di doppi denti di forma leggermente curvilinea e posizionati in ragione di una coppia per ogni elemento di semina. Grazie a tali caratteristiche la precisione di semina non viene mai meno permettendo anche notevoli capacità orarie, comprese fra i dieci e i venti chilometri l’ora in funzione delle condizioni del terreno.

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Nel primo caso, optando per il modello da dieci metri di fronte lavorativo, possono essere seminati sino a 28 metri quadri al secondo, valore che ovviamente raddoppia avanzando a venti chilometri orari. Il modello superiore, dalla larghezza di 12 metri, eleva del venti per cento tali superfici, permettendo di seminare da 33 a 66 metri quadri al secondo in funzione della velocità permessa dalle condizioni esterne. Tali performance vanno però sostenute sia da un sistema di distribuzione dei semi altamente efficiente e preciso, sia da tramogge dai volumi generosi. Il primo trova il proprio fulcro nella nuova torre di distribuzione “RowControl” che consente il disinserimento di singole file, minimizzando in tal modo sovrapposizioni o fallanze. La tramoggia invece offre seimila litri di capacità suddivisi con una ripartizione 60:40 al fine di poter abbinare alla semina anche la distribuzione di eventuali concimi granulari. Nella parte anteriore della tramoggia sono quindi disponibili tremila e 600 litri a cui ne seguono altri duemila e 400 nella porzione posteriore. Inoltre, ma in veste opzionale, è disponibile anche una ulteriore tramoggia da 300 litri per la gestione di un eventuale terzo prodotto microgranulare quali, per esempio, un geoinsetticida o un particolare concime da deporre lungo il solco di semina. Ulteriore plus tecnico delle seminatrici “Serto Sc” anche una progettazione orientata a compensare i compattamenti esercitati dalle ruote del trattore sul letto di semina.

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Le macchine, caratterizzate da masse importanti e carichi sull’assale dell’ordine delle nove o anche dieci tonnellate cui vanno aggiunti i pei di sementi e concimi, sono in effetti equipaggiate con rompitraccia, a denti o a dischi ondulati, questi ultimi disposti a coppie per operare con successo anche su terreni pesanti. Gli stessi elementi concorrono poi a mitigare anche le masse dei trattori che azionano le attrezzature, mezzi che devono vedere le loro potenze spaziare fra i 270 e i 300 cavalli a seconda che la seminatrice sia quella da dieci o dodici metri di larghezza e che quindi vedono le proprie masse stallare sempre sopra o molto vicino alle dieci tonnellate.

I contributi di Pac e Psr

A condizionare le scelte delle aziende agricole, come scritto nell’articolo principale, concorrono i contributi pubblici previsti da Pac e Psr, per ottenere i quali è necessario assumersi ben precisi impegni e, ovviamente, soddisfarli. Esempio di ciò sono gli ecoschemi, declinati su cinque diversi impegni e finanziati in ragione del 25 per cento delle risorse della Pac 2023-2027. Il loro obiettivo è quello di rendere l’agricoltura europea più sostenibile tramite l’adozione di pratiche che guardano a una maggiore biodiversità e alla preservazione della fertilità e della stabilità del suolo. Per chi coltiva colture basse, per esempio, l’ecoschema quattro prevede pagamenti per gli agricoltori che abbiano adottato sistemi foraggeri estensivi con avvicendamenti colturali. Trattasi di 110 euro all’ettaro che possono però diventare 132 nelle cosiddette aree “Natura 2000” e “Zvn”, le zone vulnerabili ai nitrati. Per ottenere questo contributo gli agricoltori devono introdurre in avvicendamento colture leguminose, foraggere o da rinnovo al fine di meglio preservare la fertilità dei suoli e le loro biodiversità. Questo impegno si somma quindi all’obbligo di effettuare rotazioni annuali previsto dalla “Bcaa 7”, settimo capitolo delle ormai note buone condizioni agronomiche e ambientali. Fra i Piani di sviluppo rurale, in acronimo Psr, ricadono invece alcune misure legate alla difesa fitosanitaria, aderendo alle quali si possono spuntare ulteriori contributi pubblici, variabili questi in funzione del ventaglio di misure selezionate.

Non è mai troppo tardi per i cereali

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Oltre a considerare gli aspetti economici della propria gestione aziendale, assumendosi impegni non sempre facili da ottemperare, gli agricoltori devono anche fare i conti con il meteo che spesso scompiglia ulteriormente i piani fatti a tavolino. I capricci del tempo possono infatti rendere talvolta necessari correttivi nelle pianificazioni di semina tali da rivoluzionare gli indirizzi colturali della stagione agraria. Autunni molto piovosi, per esempio, ostacolano la semina dei cereali autunno-vernini come accaduto nel 2010. Quell’anno i cerealicoltori dovettero attendere l’anno successivo per seminare il grano scegliendo ovviamente varietà che si prestassero alla bisogna.

Anche l’autunno 2024 è stato irregolare quanto a piogge e temperature nelle diverse regioni dello Stivale e quindi in alcuni casi la semina del frumento è stata rinviata nel cuore dell’inverno. Per far ciò è bene scegliere varietà note come “alternative”, termine che fa riferimento alla capacità della coltura di rispondere alle variazioni di temperatura e ore di luce passando dall’attività vegetativa a quella riproduttiva, ossia quell’attitudine di terminare lo sviluppo di culmi e foglie e di iniziare i processi fisiologici che portano all’emissione della spiga. Questa capacità di passare alla fase riproduttiva è legata alla presenza del gene “Vnr1”, in assenza del quale le piante devono andare incontro a un periodo noto come “vernalizzazione”, fase che spazia da due fino a dieci settimane in cui le temperature devono essere comprese fra i tre e i dieci gradi centigradi. Trattasi delle cosiddette varietà invernali che è quindi bene vengano seminate entro la seconda decade di Gennaio. Più breve invece il periodo di vernalizzazione per le varietà semi-alternative a cui bastano due o tre settimane di freddo e possono quindi essere seminate entro la fine di Febbraio. Infine, le varietà pienamente alternative non richiedono affatto la vernalizzazione e possono quindi passare alla fase riproduttiva anche quando seminate in primavera. Come si vede, anche se si è perduta la finestra ottimale per seminare i cereali in autunno, esistono alternative che permettono di protrarre la semina fino a fine inverno ottenendo comunque buone rese, soprattutto se si è tenuto conto della regola che vuole incrementi della dose di seme per ettaro in ragione del cinque per cento per ogni quindicina di giorni di ritardo rispetto alla data ottimale indicativa di semina posta convenzionalmente al primo di novembre.

Titolo: Le seminatrici per cereali “Serto Sc” di Horsch che non temono il freddo

Autore: Redazione

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