Il progetto di un nuovo trattore mediamente copre un arco temporale di cinque anni, lasso di tempo che intercorre fra la stesura dei primi disegni e l’avvio della produzione. Non sempre però tale termine viene rispettato. Può ridursi se la macchina in questione deriva da modelli già a listino o, al contrario, richiedere più tempo nel caso di un progetto che parte dal classico “foglio bianco”. Un esempio in tal senso “Rex4 Electra”, il prototipo di trattore ibrido presentato nel 2020 da Landini. All’epoca furono in molti a ritenere la macchina un semplice manichino statico e nessuno si azzardò a ipotizzare una sua eventuale industrializzazione. Landini smentì però tutti gli scetticismi presentando già l’anno dopo “Rex4 Full Hybrid”, versione evoluta e rivista di “Rex4 Electra”.
Due motori operanti in sinergia
Se il primo prototipo si proponeva in effetti con un sistema di trazione anteriore realizzato mediante un assale integrante due motori elettrici, uno per ruota, da 12 chilowatt di potenza pilotati per via elettronica, il secondo era invece un vero ibrido, equipaggiato con un motore termico da 55 chilowatt e un elettrico di tipo sincrono da 50 chilowatt nominali per integrarsi fra loro per dar luogo a una potenza totale di 80 chilowatt in ibrido, circa 110 cavalli, o a una trazione tutta elettrica con motore termico spento da 50 chilowatt. Ciò in quanto il motore elettrico è interfacciato con quello termico in ingresso alla trasmissione, quindi a valle della frizione che, a sua volta, è gestita per via elettronica dal sistema “Pms”, “Power Management System”.
Questi supervisiona i flussi di potenza e gli assorbimenti dei gruppi di lavoro e sulla base di tali dati identifica il punto ottimale di funzionamento del sistema propulsivo globale.
Sempre “Pms” gestisce inoltre anche le fasi di recupero dell’energia che si instaurano durante le decelerazioni, quando il motore elettrico diventa un generatore di corrente atto a ricaricare le batterie da 30 chilowatt/ora di capacità, e in caso di necessità, per far fronte a sforzi momentanei di lavoro o di marcia, può incrementare per brevi periodi di tempo l’erogazione del motore elettrico alzandola a 50, 65 o 88 chilowatt. Di fatto una macchina dalle grandi potenzialità che Landini non ha mancato di continuare a sviluppare presso il suo Centro di Ricerca al fine di definirne in maniera compiuta le filosofie di funzionamento ottimali. Proprio in tale ottica si colloca l’ultima evoluzione del progetto, orientata a far lavorare in maniera il più possibile continuativa il motore termico nel suo campo di rendimento ottimale. Il motore elettrico non si limita quindi a fungere da generatore di potenza ausiliario per superare resistenze impreviste, ma interviene anche quando il motore termico opera a bassi carichi e quindi con bassi rendimenti.
L’elettrico gestisce il diesel
In tal caso funge da carico aggiuntivo diventando un generatore di energia che viene poi sfruttata dal sistema “Pms” per ricaricare le batterie. Volendo semplificare il discorso si può affermare che il motore elettrico funge da sistema di governo per quello termico al fine di massimizzarne l’efficienza senza che l’operatore debba intervenire o debba vedersela con comandi diversi da quelli tradizionali. Modificato rispetto a “Rex4 il cambio. Ha subito una energica cura dimagrante grazie all’eliminazione dell’inversore e del powershift a tre stadi che caratterizza i gruppo “RoboShift”. Ora tali funzioni sono gestite direttamente dal motore elettrico con un miglioramento importante del comfort e della funzionalità e il gruppo è diventato un 16+16 marce con inversoire elettronico ma sempre azionato dalla classica leva posta al volante.
Intervenendo su di essa è’ il sistema “Pms” che va a gestire decelerazioni, disinnesti, re-innesti e ri-accelerazioni in modo da dar vita a manovre più fluide e lineari di quelle realizzate mediante i classici inversori elettroidraulici. Tale funzionali resta peraltro in essere per inserire o disinserire la doppia trazione. Parallelamente a tali implementazioni, Landini ha poi sottoposto “Rex4 Full Hybrid” anche ai primi test in campo di validazione, avviando contemporaneamente gli sudi per una industrializzazione tesa a mettere in produzione la macchina entro il 2025, guarda caso cinque anni giusti dal lancio del primo prototipo. Un record se si pensa che il Centro Ricerche Landini ha dovuto vedersela con problematiche tecniche e gestionali mai affrontate prima da alcun costruttore.
L’ibrido secondo Landini
Oltre a continuare nella messa a punto di “Rex4 Full Hybrid” Landini sta studiando anche la possibilità di equipaggiare i trattori tradizionali con un generatore di corrente atto a movimentare le future attrezzature azionate con tale tecnologia. Al momento è in prova un sistema operante a 48 volt con un generatore da dieci chilowatt continuativi, ma ci saranno in futuro anche soluzioni operanti a 350 e 700 volt che permetteranno di azionare anche attrezzature caratterizzate da assorbimenti di potenza più elevati, favorendo l’eliminazione totale della presa di forza meccanica, che verrà mantenuta per alimentare le vecchie attrezzature.
Titolo: Landini “Rex4 Full Hybrid”: atto terzo
Autore: Redazione