L’agricoltura biodinamica compie cento anni (con produzioni a picco)

di Donatello Sandroni

Sul Corriere della Sera del 19 maggio 2024 è stato pubblicato un articolo dal titolo “Agricoltura biodinamica, gli animali alleati di chi coltiva. Un’alleanza che dà risultati e rispetta l’ambiente”. Di fatto un’intervista a Carlo Triarico, Presidente dell’associazione italiana per l’Agricoltura biodinamica. Giusto per capirsi accade che Triarico sia Presidente di quell’agricoltura basata sulle fantasie mai provate di Rudolf Steiner, bizzarro pensatore ed esoterista austriaco morto esatta- mente un secolo fa. I suoi insegnamenti derivavano da quanto Steiner vedeva fare nelle aziende agricole austriache di inizio ‘900, con l’aggiunta di una ridda di strampalaterie afferenti all’omeopatia, all’astrologia e a mai meglio precisate forze cosmiche da captare e poi canalizzare nelle colture attraverso teschi e corna di animali riempiti di ori o letame.

Tre pseudoscienze in una

In sostanza, una pseudo-scienza che si basa su altre due pseudoscienze, rese tutte più intriganti grazie ad esoterismi di vario genere. Nei fatti, trattasi di una forma di agricoltura biologica i cui vanno però obbligatoria- mente utilizzati alcuni specifici preparati, appunto, biodinamici. Altrimenti niente certificazione Demeter, la multinazionale con sede in Svizzera che amministra l’intero business delle certificazioni. Esiste anche uno specifico disciplinare di produzione nel quale sono indicate le pratiche ammesse, quelle non ammesse e quelle derogabili. Per esempio sono vietati gli ogm, ma sono permesse tutte quelle varietà di cereali ottenute in un lontano passato tramite mutagenesi. Quelle che dal 2018 andrebbero considerate anch’esse ogm in base al giudizio dalla Corte di Giustizia europea. Inoltre, per la produzione di mangimi e alimenti non sono ammessi ibridi di cere- ali, a eccezione del mais. Quindi, un agricoltore biodinamico non può seminare un ibrido di orzo Hivido di Syngenta, giusto per citarne uno, ma può seminare un ibrido di mais venduto dalla medesima multinazionale elvetica. Misteri della fede in Steiner. Inoltre, per eliminare i parassiti che affliggono le colture sono utilizzabili piretro, azadiractina e perfino spinosad. Tre pesticidi di origine naturale, ma non per questo avulsi da un proprio pro lo tossicologico e ambientale.

L’agricoltura biodinamica compie 100 anni

Contro i patogeni si possono usare rame, zolfo e polisolfuro di calcio, tutt’altro che innocui, mentre per gli ectoparassiti degli animali allevati, tipo zecche, mosche e acari della scabbia, sono impiegabili piretroidi di sintesi, ma solo dopo l’apposita deroga concessa in base alla prescrizione del veterinario. Stesso approccio per gli antibiotici e per gli antielmintici come ivermectina e doramectina, e caci contro i vermi intestinali. Tutti questi rimedi sarebbero in teoria proibiti, ma restano comunque somministrabili alla bisogna, in deroga, se il veterinario lo ritenesse necessario. Nulla di diverso, cioè, da quello che accade in un moderno allevamento intensivo, ove è sempre il veterinario a dire all’allevatore cosa applicare e quando. Quindi, l’affermata rinuncia all’utilizzo di prodotti chimici, riportata nel sommario dell’intervista, è di fatto una mera narrazione di marketing, campo in cui Carlo Triarico è decisamente maestro. Buona cosa, almeno in teoria, risultano invece gli ampi spazi che devono essere riservati agli animali allevati secondo il metodo biodinamico. Per un bovino, per esempio, sono necessari almeno cinquemila metri quadri lasciati a sua disposizione. In pratica, due bovini all’ettaro. Così operando, un’azienda da 300 lattifere dovrebbe contare su 150 ettari solo per lasciare pascolare all’aria aperta il proprio bestiame.

Produzioni agricole a picco

Se ogni allevamento intensivo dovesse quindi adottare gli spazi previsti da Demeter, poco vi sarebbe da scegliere fra l’opzione di decimare i capi allevati o quella di lasciare a pascolo ampie fette delle super ci agricole attualmente adibite alla produzione di tutti gli altri alimenti. Del resto, come detto, l’agricoltura biodinamica si rifà alle aziende agricole di un secolo fa, quando in Italia abitavano 38 milioni di persone, quasi tutte contadine, e avevano a disposizione il doppio della Sau attuale. Oggi vi sono 59 milioni di perso- ne e ciascuna di esse dispone solo di un terzo della Sau pro capite rispetto ai primi del ‘900. A dimostrazione che i tempi cambiano, ma le pseudoscienze restano. Per lo meno, sul Corriere della Sera Carlo Triarico una cosa giusta l’ha detta, cioè che gli animali sono alleati di chi coltiva. Verissimo. Senza gli animali nessun allevatore moderno potrebbe restituire al terreno la sostanza organica necessaria alla preservazione della fertilità del suolo, della sua salute strutturale e della sua biodiversità microbiologica. Quindi, a voler ben vedere, anche gli allevatori e agricoltori intensivi potrebbero essere visti in tal senso come biodinamici. Ma a loro insaputa.

Titolo: Biodinamici a loro insaputa

Autore: Donatello Sandroni

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