Sembra aver subito un brusco arresto il progetto di espansione commerciale in Europa dei grandi gruppi industriali cinesi operanti nel comparto della meccanizzazione agricola.
Lo scorso mese di novembre il gruppo Yto ha infatti sospeso ufficialmente il programma di realizzazione e commercializzazione in Francia dei trattori di media potenza a marchio Mancel, macchine presentate in anteprima lo scorso mese di febbraio a Parigi in occasione di Sima 2019 e destinate a rilanciare l’attività dello stabilimento francese di Saint-Dizier.
Quest’ultimo non vivrà quindi l’annunciata riconversione della produzione dalle trasmissioni destinate ai trattori commercializzati sui mercati asiatici alla prevista gamma di aziendali e utility che avrebbero dovuto fare il loro esordio nel primo trimestre dell’anno in corso.
Al contrario rischia la cessazione delle proprie attività visto che la produzione di trasmissioni sembra destinata a lasciare la Francia per approdare nel Celeste Impero. Non a caso i lavoratori dell’unità francese sono già calati nell’ultimo anno di oltre 70 unità, passando dai 114 dipendenti della scorsa primavera agli attuali 43, il cui futuro è peraltro nella mani di un revisore legale incaricato di tentare di evitare la chiusura dello stabilimento di Saint-Dizier e il conseguente licenziamento del personale ancora attivo.
Parallelamente, seppur con dinamiche molto meno negative, sembra vivere momenti di difficoltà anche Arbos Group, controllata del gruppo cinese Tianjin Lovol Heavy Industry, dopo che lo scorso mese di dicembre il personale dello stabilimento emiliano di Migliarina di Carpi ha indetto due ore di sciopero a sostegno della richiesta di un piano industriale che assicuri sviluppo produttivo e occupazionale ai 240 dipendenti e ai 16 lavoratori impiegati nell’appalto della logistica.
I rappresentanti sindacali hanno infatti denunciato un sostanziale fermo produttivo e commerciale, ritardi nei pagamenti ai fornitori e l’internalizzazione dell’appalto della logistica, con quest’ultima azione avanzata senza dare garanzie occupazionali ai lavoratori coinvolti.
Messo in discussione anche il premio di risultato già concordato per il 2019, situazioni aggravate dall’assenza di ammortizzatori sociali essendo questi ultimi già stati utilizzati negli scorsi anni per uscire dalla crisi in cui versava il gruppo Goldoni prima del cambio di proprietà.
A tal riguardo, le rappresentanze sindacali stanno verificando congiuntamente con l’Azienda la possibilità di chiedere al Ministero del Lavoro un contratto di solidarietà in deroga, opportunità che tuttavia a loro parere non deve anticipare ma viceversa succedere alla sanatoria della situazione debitoria verso i fornitori e alla garanzia del rispetto rigoroso dei futuri pagamenti, affiancando a tali passaggi un chiaro piano industriale che valorizzi il prodotto Arbos senza abbandonare la produzione Goldoni e mantenendo all’interno dello stabilimento di Migliarina di Carpi di tutte le attuali lavorazioni.
La Cina non è più così vicina