Alla chiusura del terzo trimestre Sembra esclusa la possibilità che il mercato scenda sotto la soglia psicologica delle 18 mila unità e per molti marchi sono ancora aperti i giochi di posizione
Può sembrare strano, ma a livello commerciale non esistono le cifre tonde. Un televisore, per esempio, non costa mai 500 euro, ma sempre e solo 499 né esiste che la gamma “Panda” di Fca apra i suoi listini partendo da nove mila euro. Apre a otto mila e 950. In entrambi i casi cifre del tutto simili negli esborsi, ma che si visualizzano in maniera diversa, con una delle due che sembra più bassa dell’altra. Nessun inganno intendiamoci, solo un escamotage per superare la soglia psicologica che porta ogni acquirente a valutare con parametri personali, a tratti inconsci e non condizionabili l’acquisto o meno di un bene. Una soglia che condiziona solo anche le valutazioni di mercato, tant’è che per anni il comparto trattoristico ha inquadrato il volume delle 18 mila immatricolazioni annue quale punto di non ritorno per la crisi che dal 2008 attanaglia il Mondo, un limite al disotto del quale c’è il tracollo, mentre al di sopra si può sopravvivere. Non è vero, perché immatricolare 17 mila e 900 macchine o 18 mila e cento non fa differenza, ma le soglie psicologiche seguono logiche mentali tutte loro e con quelle si devono fare i conti. Per questo motivo l’andamento dei primi nove mesi del mercato trattori può essere interpretato in positivo. L’anno mobile viaggia ben oltre le 18 mila immatricolazioni e anche quelle annuali, se confrontate con lo stesso periodo del 2015, lasciamo ben sperare. Si sopravviverà ancora quindi, anche se le 33 mila macchine immatricolate prima del 2008 resteranno comunque un ricordo e, forse, non torneranno più. Il mercato non si è in effetti contratto solo a causa della crisi, ma anche per una evoluzione storica che sta alzando le prestazioni delle macchine a spese dei volumi. Si vendono meno trattori, ma più potenti, trend che per l’Italia sembra, e si spera sia, irreversibile. Si spera, perché vorrebbe dire che anche l’agricoltura italiana ha imboccato la strada dell’industrializzazione allineandosi a quando in auge nei Paesi più sviluppati. Saranno comunque gli ultimi tre mesi a dire la loro, lasso di tempo che permetterà anche ai costruttori di sparare le ultime cartucce per giocarsi le posizioni finali. Risulteranno molto impegnati in tal senso i marchi Landini e Same, oggi distanziati di poche macchine nella corsa verso il secondo gradino del podio. Landini fino a oggi ha avanzato in maniera calibrata e continua, mentre Same si è mosso un po’ più a singhiozzo alternando mesi di inspiegabili stalli ad altri di altrettanto inspiegabilmente impennate. Sicuramente in lotta anche i marchi Case Ih e Massey Ferguson. Il primo, nonostante manchi di una gamma specializzata, vede profilarsi l’accesso alla Top Ten nazionale grazie alla crescita delle sue immatricolazioni ora a sole cinque macchine di distanza dai volumi Massey. Questi invece sembra in affanno avendo già perso una posizione nei confronti di Claas. Vicini fra loro, ma si parla di una quarantina di macchine, anche i marchi Kubota e Lamborghini, con il primo che ha superato il Toro a marzo e da quel momento ha sempre allungato. Giochi fatti invece per le altre posizioni. New Holland come il Valentino Rossi dei tempi d’oro “fa un altro sport”, mentre John Deere resta attaccato alla quarta posizione nonostante abbia vissuto nove mesi di passione. Nelle due tabelle il riepilogo delle posizioni di mercato proposte dai più importanti marchi generalisti a fine 2015 e a fine settembre, con la seconda che indica anche chi ha guadagnato posizioni e chi no. La bandiera a scacchi sventolerà per tutti il prossimo 31 dicembre.