Il Paese più bello del Mondo

“Se la notizia non c’è bisogna inventarla” recita una delle più becere norme che governano l’attuale Mondo della comunicazione. Ee se si deve inventare, nulla di meglio dei falsi allarmi in campo agro-alimentare per fomentare pretestuose polemiche

Foto notizia 6Una favola. Racconta la storia di due Paesi. Uno è il più bello del Mondo. Dove la fantasia domina sovrana. L’altro è un Paese vero. Concreto. I due hanno le stesse caratteristiche. Stesso clima, stessi numeri di bambini e di adulti, stesse scuole, stessi alberi e persino stesse vacche. L’unica differenza è che nel Paese più bello del Mondo la matematica è un’opinione, in quello vero invece la matematica è quello che è, una scienza esatta. Proprio per questo però il primo è bello. Perché i numeri possono essere usati a piacimento e tutti, bambini e adulti, ne godono. I primi non sbagliano mai i compiti e i secondi non devono preoccuparsi di far quadrare i conti per arrivare a fine mese. Il contrario di quello che avviene nel Paese vero, dove i bambini se non studiano rischiano di sbagliare e gli adulti hanno tanti pensieri per la testa causa debiti e scadenze. Si sta meglio nel Paese più bello del Mondo quindi, là dove gli imprenditori agroalimentari possono produrre più formaggio di quanto latte producano gli allevatori visto che la matematica non vale e il latte per il formaggio non manca mai e non deve essere acquistato dai Paesi vicini. Una situazione che soddisfa tutti, con i consumatori felici di mangiare formaggio prodotto con latte locale e gli industriali felici di venderglielo. Nel Paese vero invece le cose non vanno in questo modo. Se manca il latte i produttori di formaggio non possono produrre e l’unica via per venirne fuori è quella di comprarlo all’estero. Ai consumatori però la cosa non piace, loro vorrebbero formaggio fatti solo con il latte locale e per questo, per evitare proteste, gli industriali non dicono ai consumatori da dove viene il latte con cui son fatti i formaggi. L’escamotage per un po’ funziona e fa pure contenti i consumatori perchè li illude di mangiare formaggi fatti col latte locale. Un bel giorno però accade che un giornalista a corto di notizie decida di inventarsi una polemica lanciando un allarme inesistente: il formaggio è sì prodotto nel Paese, ma con il latte del Paese vicino. I consumatori si sentono traditi, perdono fiducia negli industriale e il mercato crolla fino a quando un altro giornalista non distrae i consumatori con altri problemi e fa loro dimenticare da dove viene il latte con cui si fanno i formaggi. Nel Paese vero quindi non ci sono mai momenti di felicità, ma solo un susseguirsi di polemiche pretestuose che impediscono alla gente di sorridere. Morale: se non si abita nel Paese più bello del Mondo i numeri contano e per produrre formaggi, salumi, olio, pasta o pane si deve far arrivare da qualche parte la materia prima. I consumatori devono quindi mettersi l’animo in pace, i giornalisti smetterla di cercare lo scandalo dove non c’è e i sindacati di sfruttare la situazione per proporsi quali difensori dell’indifendibile. Gli industriali dal canto loro devono invece smetterla di fare i furbi e cominciare a comunicare in maniera corretta e sincera gli iter produttivi dei propri prodotti. La Bresaola Igp della Valtellina è fatta con carni di zebù? Dov’è il problema? Gli incroci di bovidi brasiliani forniscono ottima carne e se non ci fossero loro non ci sarebbero neanche le bresaole. O meglio: ce ne sarebbero poche e vendute a prezzi altissimi, esattamente come sarebbero venduti a prezzi altissimi pasta e prosciutti se non si importassero grano duro e carne di maiale dall’estero. Anziché questionare inutilmente innescando lotte fra agricoltori, allevatori, industriali, grande distribuzione e consumatori si dovrebbe in definitiva spiegare che nel Paese vero, l’Italia, non si produce tutto e in maniera infinita e che quindi l’importazione di materia prima se controllata e garantita non è un crimine, ma una ricchezza. Per tornare a sorridere, sembra un paradosso, bisognerebbe semplicemente accettare la realtà.

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