di Furio Oldani
In occasione del G7 Agricoltura tenutosi a fine Settembre sull’isola di Ortigia, a Siracusa, hanno tenuto banco il costante aumento della popolazione mondiale e le conseguenti sue nuove esigenze alimentari. È emerso che non c’è una soluzione univoca al problema e dunque questi va affrontato dando spazio a interventi differenziati ma convergenti verso un medesimo obiettivo
Anche se al momento nessuno sa con precisione quale sarà la massa delle persone che la Terra ospiterà nel 2050 – si parla di cifre oscillanti fra i nove e i dieci miliardi di individui contro gli attuali otto miliardi e 200 milioni circa – è comunque certo che la popolazione aumenterà fra un minimo del dieci e un massimo del venti per cento circa. Ovviamente tutti i Popoli ambiranno a nutrirsi al meglio, obiettivo però difficile a raggiungersi con gli attuali i mille e 600 milioni di ettari di terre coltivate e con le attuali tecnologie. Relativamente alla Sau, la Superficie agricola utile, accade che secondo le stime del World Resources Institute nei prossimi 30 anni dovranno essere messi a produzione altri 590 milioni di ettari, così da dare origine da qui al 2050 a un incremento del 37 per cento delle terre produttive. Il tema è stato oggetto di un incontro organizzato da FederUnacoma nel corso del quale è anche emerso che Il 33 per cento della superficie coltivata mondiale è in condizioni di degrado moderato o elevato a causa della salinizzazione dei suoli, della perdita di sostanza organica, della desertificazione. Non si deve quindi cercare solo nuove terre recuperando quelle marginali, ma è necessario anche fermare il degrado di quelle in essere avvalendosi di nuove macchine e nuove attrezzature progettate e realizzate per operare in condizioni impegnative.
Spazio dunque alle attrezzature per la minima lavorazione in quanto preservano la sostanza organica dei terreni, alle macchine capaci di lavorare su pendenze molto pronunciate e alle flotte di droni in grado di operare su terrazzamenti altrimenti inaccessibili. Tutti mezzi che troveranno il loro comune denominatore nell’uso di nuove tecnologie elettroniche, di sistemi informatici avanzati, di una robotica sempre più autonoma, di applicazioni riconducibili all’Internet of Things e di software applicativi basati sull’intelligenza artificiale. Tali contenuti saranno fattori chiave per lo sviluppo del settore agricolo mettendo a disposizione di quest’ultimo soluzioni “next gen” di lavorazione. Una meccanizzazione agricola sempre più proiettata verso la transizione digitale è in definitiva strategica per far fronte alle sfide che si profilano al comparto, fermo restando però che per sfruttare al meglio le potenzialità delle più avanzate applicazioni digitali e dei sistemi robotizzati è necessario disporre di adeguate figure professionali. Non a caso tra gli eventi di maggior rilievo organizzati da FederUnacoma in occasione del G7 Agricoltura c’è stata una tavola rotonda sul tema “Intelligenza artificiale e imprenditorialità giovanile nella filiera agrifood” che ha affrontato proprio la questione della formazione di nuovi profili professionali, modulati sulle specifiche esigenze del comparto agricolo. Per accrescere le produzioni salvaguardando anche le risorse naturali, in primis l’acqua e la sostanza organica dei terreni, sarà necessario gestire dati e parametri estremamente complessi che richiederanno l’impiego massivo di sistemi di intelligenza artificiale e mai come in questo momento il deficit di istruzione e formazione degli agricoltori emerge con chiarezza. Nessun agricoltore, nessun contoterzista o tecnico dell’agromeccanica può in effetti gestire i nuovi mezzi e i sofisticati sistemi informatici che li governano senza una preparazione specifica. Esiste oggi una nuova generazione di macchine, ma non esiste una nuova generazione di utilizzatori e di tecnici in grado di farle funzionare.
Per superare il deficit formativo è essenziale agire rapidamente, promuovendo una forte sinergia tra il Mondo dell’industria e il sistema dell’istruzione, obiettivo che vede FederUnacoma quale parte attiva vuoi lavorando con le Istituzioni per favorire un aggiornamento dei piani didattici e dei percorsi formativi vuoi mediante l’organizzazione di una Scuola di alta formazione denominata “Afi”, “Alta formazione industria”, che inizierà la propria attività il prossimo anno con un’offerta di corsi e seminari in buona parte dedicati proprio ai sistemi digitali in agricoltura.
Idroponica, aeroponica e non solo
Fra le soluzioni atte a far fronte alle future esigenze alimentari della Popolazione mondiale anche l’idroponica e l’aeroponica, due forme di coltivazioni attuate fuori suolo e in ambienti protetti. Nel primo caso la pianta riceve le sostanze nutritive per irrigazione, nel secondo le riceve per nebulizzazione. Entrambi i metodi possono essere considerati come una possibile soluzione al problema della riduzione della fertilità del suolo e alla necessità di ottimizzare l’uso delle risorse, poiché oltre a ridurre il consumo di terreno, queste particolari tipologie di coltivazione permettono anche di tagliare del 35 per cento i consumi di acqua nonché l’impiego di fertilizzanti e di trattamenti fitosanitari. Altre soluzioni produttive che sicuramente si imporranno in futuro saranno quelle relative alle coltivazioni in vitro delle carni, tema che però al G7 Agricoltura non è stato trattato alla luce dell’ottusa e ideologica opposizione messa in campo nei suoi confronti dall’attuale Governo.
Titolo: G7 Agricoltura, solo suluzioni differenziate
Autore: Furio Oldani