Non c’è record che non sia fatto per essere battuto. Vale anche per le produzioni di mais, le cui rese massime mondiali si erano attestate nel 2016 sui 285 quintali per ettaro, fatti registrare da David Hula di Charles City, in Virginia.
Il counter della mietitrebbia, però, in diversi punti del campo superava quota 300, così l’agricoltore americano si è convinto di poter aumentare ancor di più le rese ottimizzandole fra i diversi settori coltivati. Gli sforzi profusi gli hanno dato ragione e nel 2017 Hula si è confermato campione assoluto mondiale di rese in occasione del cosiddetto “National Corn Yield Contest”, gara organizzata dalla National Corn Growers Association, l’associazione americana di produttori di mais. Nella specifica categoria “irrigui no-till/strip-till” Hula ha fatto registrare un raccolto pari a 340 quintali per ettaro, seguito da due stretti parenti, Craig e Johnny Hula, i quali si sono dovuti “accontentare” di 330 quintali il primo e di 317 il secondo. Ragguardevole anche il record dei campi non irrigui, con 222 quintali raccolti dal vincitore di categoria, John Gause Scranton, della South Carolina, a dimostrazione che produrre di più è sempre possibile anche in condizioni non ottimali. In Italia, infatti, con le genetiche a disposizione si urla al miracolo quando ci si avvicina ai 200 quintali per ettaro, magari su terreni irrigui e curati con tutti i crismi. Una lezione che la politica italiana pare rifiutarsi di imparare.