Il mercato trattoristico mondiale ha vissuto un 2017 all’insegna della positività. Gli ultimi dati diffusi da Agrievolution, l’associazione dei principali Paesi costruttori, evidenziano infatti una crescita generalizzata a livello globale, sia pure con percentuali di incremento assai diverse da mercato a mercato. Più contenuto, come da attese, il saldo positivo nei cosiddetti “mercati maturi”, mentre le crescite maggiori si sono registrate nei Paesi emergenti, con Cina e India che a fine 2017 hanno superato rispettivamente le 500 mila e le 600 mila unità commercializzate, evidenziando un aumento percentuale di 33 e di 19 punti su base annua. A doppia cifra percentuale anche l’incremento fatto registrare da Russia e Brasile, mercati cresciuti rispettivamente del 20 e dell’11 per cento rispetto al 2016, mentre si è attestato al quattro e mezzo per cento l’aumento fatto segnare dagli Stati Uniti, in funzione di oltre 220 mila trattori immatricolati durante il 2017. Fanalino di coda, come da diversi anni, l’Europa che dovrebbe aver chiuso il 2017 con una crescita reale, quindi depurata dalla immatricolazioni fittizie indotte dall’entrata in vigore della cosiddetta “Mother Regulation”, intorno al tre per cento, risultato derivato da un confronto tra i dati di fine ottobre e quelli definitivi del 31 dicembre 2017. Nei primi dieci mesi dello scorso anno i due principali mercati continentali, Germania e Francia, segnavano infatti contrazioni, rispettivamente, del quattro e due e del nove per cento su base annua, ampiamente riassorbite a fine 2017 grazie all’impennata delle immatricolazioni registrate a dicembre che hanno portato la Francia a chiudere in sostanziale equilibrio rispetto ai volumi 2016 e la Germania a segnare un incremento addirittura del 19 e quattro per cento. Il medesimo trend che ha caratterizzato anche l’andamento dei mercati spagnolo e italiano che, a fronte di crescite a fine ottobre nell’ordine del cinque e sette e del nove per cento, hanno subito un’accelerazione tra novembre e dicembre che ha portato Spagna e Italia a chiudere il 2017 con aumenti, rispettivamente, dell’otto e del 23 e otto per cento rispetto ai risultati del 2016.
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