Da John Deere il primo trattore elettrico al cento per cento. Privo di propulsori termici, si affida totalmente all’energia accumulata nelle batterie. Al momento solo un concept, ma è comunque un primo passo verso nuove prospettive di lavoro
Tutti si aspettavano di vederlo nel pieno delle sue forme, ma John Deere ha preferito lasciarlo a casa proponendone solo il manichino del sistema di motopropulsione. Si sta parlando di “Sesam”, acronimo di “Sustainable Energy Supply for Agricultural Machinery”, il concept proposto da John Deere quale primo stadio di sviluppo per un futuro trattore elettrico. Realizzato sulla base di un serie “6R”, il mezzo propone sotto la cofanatura un enorme pacco batterie che alimenta due motori elettrici da 130 chilowatt di potenza, circa 177 cavalli equivalenti. Uno dei motori assicura la propulsione del mezzo attraverso una trasmissione “DirectDrive” adattata ad hoc, l’altro aziona i servizi di bordo e i gruppi di lavoro. Le due unità possono però anche lavorare congiuntamente realizzando quindi una potenza continuativa di oltre 350 cavalli che possono superare i 400 a livello di picco. Il tutto abbinato a una curva di coppia che John Deere non ha quantificato ma che attacca col suo massimo a zero giri dimostrandosi quindi particolarmente adatta per far fronte alle attività agricole. La macchina dispone inoltre di tutti i più avanzati sistemi di recupero dell’energia e risulta caratterizzata da un livello di manutenzione vicino allo zero, nel senso che gli unici fluidi da controllare periodicamente sono quelli del sistema idraulico e gli unici filtri quelli che proteggono la cabina. Non pochi i vantaggi del sistema quindi, ma ancora molti i problemi da superare prima di vederlo all’opera. In primis quello dell’autonomia. Nonostante il gigantesco pacco batterie che di fatto occupa l’intero sottocofano la macchina può in effetti lavorare in campo solo quattro ore, lasso di tempo che si riduce a una sola ora se marcia su strada a 50 all’ora, la massima velocità. In compenso la ricarica dura come minimo tre ore, lasso di tempo che conferma quanto la trazione elettrica sia ancora lontana dal poter essere considerata una via perseguibile e alternativa alla propulsione tradizionale.