Il 19 luglio 2023 si è tenuta in Senato la discussione e la successiva votazione del Disegno di Legge 651 dapprima intitolato “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici” e poi modificato in “Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali”.
Al voto il Ddl 651, e quindi i divieti alla commercializzazione a alla produzione di carni in vitro, è passato grazie ai 93 voti favorevoli della maggioranza di Governo con il supporto di Italia Viva. Solo 28 invece i contrari, rappresentati da Verdi, Sinistra Italiana, Movimento 5 Stelle e alcuni membri del Gruppo Misto. Astenuti Partito Democratico e Azione, per complessivi 32 non-voti.
Il resoconto stenografico (link a: https://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=19&id=1383456&part=doc_dc-ressten_rs) della seduta senatoria, alla cui lettura si rimanda, riporta i commenti espressi durante il dibattimento e dà modo di soppesare il modello comunicativo cui buona parte dei Senatori ha fatto ricorso.
A fronte dei pochi interventi a favore di queste nuove soluzioni alimentari se ne sono infatti susseguiti altri di diverso tenore proposti dagli esponenti della Maggioranza. Alcune posizioni meritano di essere commentate, a partire da quelle negazioniste sul contributo antropico ai cambiamenti climatici.
Si sono contabilizzate anche diverse riproposizioni inerenti le “carni sintetiche”, che “sintetiche” non sono, creando una contrapposizione inesistente fra la naturalità delle carni convenzionali e la supposta artificialità delle cellule coltivate, ipotizzate anche quali possibili minacce per la salute umana pur senza prove in tal senso.
Durante la seduta al Senato non sono mancate posizioni protezionistico-nazionalistiche a favore delle tradizioni agricole e gastronomiche italiane, apparentemente minacciate dai partecipanti ai summit che si tengono periodicamente a Davos, in Svizzera, dalle multinazionali, dal cospirazionismo dei social network, e da non meglio precisate “lobby di scienziati”.
Da segnalare che gli schieramenti contrari al Ddl 651 e quindi a favore delle argomentazioni scientifiche portate a sostegno, della libertà di commercio e delle nuove opportunità di sviluppo economico siano gli stessi che in passato avevano sostenuto l’allarmismo sugli agrofarmaci, glifosate in primis, e sulle biotecnologie. Alcuni di loro, diversi esponenti del M5S, si opposero persino alle eradicazioni degli olivi in Puglia indispensabili per contrastare il batterio Xylella fastidiosa né vanno dimenticate le posizioni contrarie a infrastrutture strategiche per il Paese come Tav, Tap, rigasificatori e piattaforme di estrazione in Adriatico oltre che contro l’uso dell’energia nucleare.
Va quindi ipotizzato che le reali motivazioni delle recenti posizioni pro-scienza, sfoggiate contro il ddl 651, debbano essere ricondotte solo a ideologie diametralmente opposte a quelle della Maggioranza oltre che a un eco-animalismo che vede le carni coltivate come possibile alternativa agli allevamenti intensivi.
Nel dibattito si è quindi assistito a una gara nella gara, alimentata da chi contrasta la zootecnia e chi invece la difende a spada tratta.
Nel mezzo, la verità fattuale, con gli allevamenti oggi controllati nel rispetto delle normative, del benessere animale e della somministrazione di farmaci e antibiotici, ma pur sempre attività economiche.
Ciò che resta alla fine del dibattito, quindi, è una votazione che ha premiato un inconsistente e inapplicabile “principio di precauzione”, cavalcando il classico tema della difesa dei confini nazionali.
Al netto delle dichiarazioni su clima, ambiente e cibo sintetico, i Senatori della Repubblica si sono per l’ennesima volta macchiati di una grave colpa, cioè quella di sbarrare la strada al progresso e allo sviluppo economico nazionale.
Vale la pena di precisare chele azioni governative hanno potuto contare su un consenso ampio e trasversale proveniente dalle diverse amministrazioni locali, quelle che hanno sposato l’iniziativa di Coldiretti che mira far vietare in Italia le carni coltivate.
In diverse prolusioni è stato infatti ricordato al Senato come il ddl 651 sia stato generato dalle richieste provenienti dalla base, cioè da periferie politiche che avrebbero raccolto il consenso dei cittadini.
E’ da ricordare comunque che quando l’Europa avvallerà la carne in vitro, perché è certo che l’avvallerà, il Ddl 651 cadrà nelle sue parti relative al commercio in nome della libera circolazione di persone e beni. Resterà però la proibizione alla produzione, lo stesso disallineamento che oggi si patisce in materia di ogm, importabili, mangiabili e somministrabili agli animali da allevamento, ma non coltivabili su suolo nazionale, con grave perdite di produttività e di redditività a carico degli agricoltori italiani.
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Titolo: Carni coltivate ed opposte ideologie
Autore: Donatello Sandroni