Da qui al 2050 è noto che l’agricoltura e la zootecnia dovranno sfamare molte più persone delle attuali. A livello agricolo si dovranno forzare le produzioni per realizzare rese specifiche superiori, mentre in campo zootecnico si sta pensando a carni alternative alle attuali.
Fra queste, e in pole position in Oriente, c’è la carne di pitone, alimento che secondo uno studio pubblicato dalla rivista “Scientific Reports” propone proteine ad alto rendimento e bassi livelli di grassi con un basso impatto ambientale. C’è da precisare che l’uso dei pitoni a scopi culinari non è una novità e in diverse parti dell’Asia tale animale è già fonte di cibo per le popolazioni locali. Una nuova frontiera dopo quella della carne vegetale.
Gli allevamenti sono realizzati in grossi magazzini ventilati, gli animali sono nutriti con piccoli roditori e supplementi proteici derivanti da scarti agricoli. Le crescite sono di circa mezzo etto al giorno con un fattore di conversione di quattro a uno. Ogni quattro grammi di cibo danno quindi luogo a un grammo di carne, valore superiore a quanto proposto dalle specie tradizionali, con minime emissioni di gas serra. Ogni femmina inoltre può deporre fino a cento uova/anno per venti anni, la carne sembra abbia un gusto molto simile a quella del pollo nostrano e quale prodotto secondario c’è la pelle del rettile, prodotto di pregio a livello di industria conciaria.