La querelle fra la fiera francese dell’agricoltura, Sima, e quella italiana, Eima International, indotta dal cambio di posizionamento della prima a sfavore della seconda è ora nella mani del Comitato europeo dei costruttori di macchine agricole
È certo. L’arrivederci al febbraio 2021 con cui il presidente di Sima, la fiera francese dell’agricoltura, aveva salutato il 25 febbraio scorso espositori e stampa al termine della cena di gala indetta in loro onore era un falso, avanzato sapendo di mentire. La certezza la si ha avuta ad Alpen, in Germania, dove Cema, il Comitato europeo dei costruttori di macchine agricole nel quale sono rappresentate tutte le associazioni nazionali di settore, aveva organizzato una sua assemblea. Tema chiave della riunione un esposto presentato dall’organizzazione dei costruttori italiani FederUnacoma contro l’omologa associazione francese Axema, accusata di aver preso una decisione repentina, unilaterale e contraria ai principi di collaborazione e di trasparenza che vincolano fra loro le Associazioni aderenti al Comitato. Senza dimenticare i danni economici e i disagi che la stessa scelta provocherà alle industrie di settore che vorranno presenziare a entrambe le rassegne. A tali accuse l’Associazione francese ha avuto la faccia tosta di rispondere che erano infondate in quanto il cambio di posizionamento sarebbe stato annunciato per tempo, addirittura nel dicembre 2018, sia agli organizzatori di Eima sia a quelli della fiera tedesca Agritechnica senza “incontrare alcuna opposizione”. Una balla bella e buona visto che proprio FederUnacoma in occasione di Sima e a seguito delle voci informali che circolavano insistentemente sul tema aveva indetto una sua conferenza stampa nel corso della quale aveva ufficializzato la propria contrarietà a qualsiasi ipotesi di sovrapposizione fra Sima ed Eima. Una terza bugia è poi emersa nel momento in cui il direttore di Sima, Isabelle Alfano, ha sostenuto che la decisione francese si giustifica con “la necessità di un’alternanza tra i due più grandi saloni europei”, a suo dire quello tedesco e quello francese, con il secondo che per presenza ed espositori surclasserebbe Eima. Peccato che le cose stiano in maniera del tutto diversa. Stando ai dati di partecipazione ufficiali “Ufi”, l’organismo internazionale che classifica gli eventi fieristici sulla base dei dati certificati e non delle semplici dichiarazioni fornite dagli organizzatori, Sima risulta nettamente inferiore a Eima per espositori e pubblico. Secondo le statistiche ufficiali Ufi, nelle sue ultime edizioni Sima non avrebbe in effetti visto più i 140 mila visitatori contro i 230 mila dichiarati, mentre gli espositori sarebbero stati 900 contro i mille e 800 dichiarati. Ciò a fronte degli oltre 317 mila visitatori Eima e dei mille e 950 espositori “veri” di Eima. A questo punto è chiaro che se dovesse prevalere il buon senso i Francesi dovrebbero far retromarcia, ma è risaputo che Oltralpe il buonsenso è merce rara e a dominare è il pensiero sciovinista. Vedremo se ora Cema farà propria l’istanza italiana o continuerà nell’atteggiamento da Ponzio Pilato che fino a ora ne ha caratterizzato la non-azione.