“La mano destra non sa cosa fa la sinistra” è un’espressione spesso usata per ironizzare sulle confusioni altrui, soprattutto quando danno luogo a situazioni grottesche come quella che sta vivendo in Francia il comparto agricolo. Per aiutare gli agricoltori francesi convenzionali a fare a meno di glifosate, il Governo ha infatti stanziato 215 milioni di euro di sovvenzioni a favore delle aziende che rinunceranno a usare tale erbicida già nel 2023, conscio del fatto che la sostituzione della sostanza chimica con lavorazioni meccaniche è possibile solo disponendo di adeguate attrezzature e che comunque darà luogo a un aggravio dei costi aziendali di circa 250 euro/ettaro.
Con tale manovra Parigi punta quindi a rendere più sostenibile la sua agricoltura convenzionale ben sapendo che se tutte le aziende locali passassero dal convenzionale al bio si avrebbe un crollo delle produzioni analogo a quello registratosi di recente in Sri Lanka, Paese in cui la conversione ha avuto luogo sprofondando nella miseria ampie fette della popolazione. Popolazione che ha quindi costretto a fuggire all’esteroil presidente Gotabaya Rajapaksa, incalzato dal popolo furente e armato di forconi. Per far capire i rischi che si corrono passando dal convenzionale al bio basti sapere che nel decennio 2009-2018 la produzione media per ettaro di frumento biologico è stata di poco superiore ai 29 quintali contro gli oltre 71 e mezzo del frumento convenzionale. Quindi ci vogliono quasi due ettari e mezzo di biologico per produrre la stessa quantità di grano di un solo ettaro convenzionale.
Il programma “Farm to Fork”
A fronte di tale dato, ma non l’unico, sarebbe stato logico attendersi che Parigi oltre a sponsorizzare l’agricoltura convenzionale rivedesse anche la sua adesione agli obiettivi europei del programma “Farm to Fork” che punta ad aumentare le superfici coltivate a biologico fino al 25 per cento entro il 2030. Invece no. Come ben recita l’espressione citata all’inizio di questo articolo, in francese “La main droite ne sait pas ce que fait la gauche”, è infatti accaduto che parallelamente al sostegno avanzato nei confronti del convenzionale siano stati previsti anche 60 milioni di euro di aiuti proprio al settore del Bio quali anticipo di un più ampio pacchetto che dovrebbe assestarsi intorno ai 200 milioni.
Biologico francese in crisi
Da una parte si spinge quindi verso un’agricoltura convenzionale sostenibile e dall’altra verso il bio. Peccato però che le superfici coltivabili quelle siano e quindi se cresce una pratica è inevitabile che cali l’altra. Una situazione che proprio il Bio sta peraltro vivendo in Francia sul fronte economico. Dopo decenni di crescita, pompata soprattutto da una vergognosa criminalizzazione della chimica agraria, tale business ha segnato il passo nel 2021 innestando poi la retro nel 2022, anno in cui le vendite di prodotti biologici sono diminuite del tre e nove per cento in valore e del sette e otto per cento in volume.
Il calo dell’offerta nei supermercati di grandi e medie dimensioni è stato invece dell’otto e mezzo per cento, sfiorando il 12 per cento nel solo mese di Dicembre. Peggio è andata ai negozi specializzati, con 222 di questi che hanno chiuso i battenti. Una realtà che ovviamente non è piaciuta al comparto e per questo più volte smentita, in particolare da BioCoop, primo distributore francese specializzato in prodotti bio che dalle pagine della rivista Crédit Agricole non ha mancato di proclamarsi ottimista per il 2023 nonostante i suoi stessi numeri raccontino una storia del tutto diversa.
Il suo fatturato si è infatti contratto l’anno passato del cinque e sei per cento, periodo che ha visto il Marchio aprire 40 nuovi negozi per poi chiuderne 36 causa crisi della domanda. Quest’ultima ha penalizzato soprattutto i settori del latte e delle carni suine bio, tant’è che stando alle testimonianze degli allevatori per ogni maiale allevato sulla base dei disciplinari bio e poi venduto hanno contabilizzato perdite fra i 40 e i 50 euro causa prezzi al dettaglio delle carni in caduta libera. Lo stesso per il latte bio che secondo il giornale LesÉchos nel Marzo 2023 ha visto il prezzo al litro molto avvicinarsi a quello del latte normale in quanto la domanda non assorbiva l’offerta. Non è quindi per caso se AgenceBio, gruppo di interesse pubblico incaricato dello sviluppo dell’agricoltura biologica, ha annunciato un calo del quattro e 17 per cento nel numero di aziende bio indicando però solo nell’inflazione e nella crisi economica i responsabili primi del difficile momento. Tali fattori ci han messo del loro, è indubbio, ma non sono certo le uniche cause del problema.
La percezione del bio in Francia secondo Le Monde
Per il quotidiano Le Monde, infatti, il mercato del biologico sta rallentando anche a causa delle molte etichette che garantiscono l’assenza dei residui di “pesticidi” anche in prodotti convenzionali derivanti da pratiche agricole integrate, moderne e sostenibili. Secondo Le Monde, oggi nella percezione popolare francese non c’è più molta differenza fra il convenzionale sostenibile e il bio e quindi sulle scelte di acquisto molto pesa l’aspetto economico, ambito in cui il bio è del tutto perdente in quanto a meno di palesi truffe e contraffazioni, dai campi bio non si raccoglie abbastanza, nemmeno per andare in pari. Fanno quindi sorridere le parole del dottor Franco Berrino quando dalle pagine del Corriere della Sera cerca di convincere i consumatori che si può mangiare vero bio spendendo poco, così da godere poi di una vecchiaia lunga e in salute. A parte il fatto che il Nostro, non ce ne voglia per la bonaria ironia, per la sua estrema magrezza molto ricorda Ötzi, la mummia di Similaun – e già su questo ci sarebbe da riflettere – il dubbio che il bio a basso prezzo sia vero bio è più che lecito.
Leggi anche:
Titolo: Biologico francese in crisi
Autore: Donatello Sandroni