Fra le limitazioni più stringenti a carico degli agrofarmaci vi sono le cosiddette “buffer zone”, le distanze minime da rispettare durante l’applicazione in campo rispetto a corsi d’acqua, strade o eventuali abitazioni. Tale distanza spazia fra i cinque e i trenta metri a seconda del prodotto che si vuole distribuire e quindi sottrae importanti super ci al trattamento. Diserbi inclusi.
La tecnologia può però intervenire al fine di rendere superflue tali limitazioni applicando i prodotti fitosanitari solo dove servono e senza generare derive che possano arrivare sino alle aree considerate sensibili.
Barra Ecorobotix “Ara” dell’azienda elvetica
In tal senso si è mossa Ecorobotix, azienda elvetica che ha sviluppato “Ara”, un particolare modello di barra da irrorazione che unisce due significativi vantaggi. In primis può individuare le piante che le scorrono sotto tramite videocamere che distinguono i colori verde e marrone, quelli cioè tipi- ci delle piante e del terreno nudo. Grazie poi a uno specifico software vengono attivati solo gli ugelli corrispondenti all’area da irrorare.
La precisione del trattamento è infatti assicurata dalla presenza di 156 ugelli distanziati fra loro di soli quattro centimetri, permettendo irrorazioni localizzate su super ci molto ridotte. La seconda peculiarità di “Ara” è legata alla deriva che di solito si genera durante un trattamento rivolto al suolo. Questa viene minimizzata sia dall’altezza di lavoro molto contenuta della barra rispetto al terreno, regolabile fra 15 e 50 centimetri, sia dalle strutture esterne poste a protezione della barra stessa. Questa può in tal modo operare in assoluto isolamento da eventuali correnti d’aria, veicolando a bersaglio il cento per cento della miscela fitosanitaria. Ciò si traduce in un vantaggio tangibile in termini di efficacia e di rispetto per l’ambiente, avendo come unico difetto la bassa produttività per ettaro se “Ara” viene comparata a barre da diserbo di ampia metratura.
Un po’ ottimistiche le rese/ettaro
Il fronte operativo della proposta elvetica è infatti di soli sei metri per una velocità di punta pari a sette chilometri orari. In sostanza, la superficie massima giornaliera trattabile, data dall’azienda in 96 ettari, appare alquanto utopistica, poiché con sei metri di larghezza, a sette chilometri orari di avanzamento, si possono trattare po- co più di quattro ettari l’ora. Per coprire 96 ettari ci vogliono cioè quasi 23 ore. Il tutto, senza contare le svolte e i tempi di ricarica della cisterna frontale da 600 litri che anche a 200 litri per ettaro, volume plausibile per i diserbi, permette di trattare solo tre ettari prima di dover effettuare il rifornimento di miscela fitosanitaria.
Più realisticamente, “Ara” può competere egregiamente solo con le pratiche di diserbo meccanico tramite sarchiatrici, fornendo però il vantaggio di poter essere impiegata anche per applicare fungicidi, insetticidi e fertilizzanti liquidi. In tal caso, i bene ci di “Ara” divengono tangibili, poiché i prodotti raggiungono le colture in modo preciso, capillare e omogeneo, massimizzandone l’efficacia senza sprecare una goccia di aerosol. Infine il trasporto su strada. La barra e la struttura che la contiene sono concepite sulla base di tre moduli di cui due, quelli esterni, sono ripiegabili verso l’alto, permettendo all’attrezzatura di rientrare abbondantemente nei tre metri. Si spera che a Bruxelles soluzioni come “Ara” vengano prese in considerazione per rendere superflue le buffer zone indicate nelle etichette dei prodotti fitosanitari, permettendo in tal modo di proteggere al meglio ogni metro quadro degli appezzamenti.
Titolo: Barra Ecorobotix “Ara”, derive degli agrofarmaci a zero
Autore: Redazione