Breve ma intensa. Così si potrebbe sintetizzare la presenza di AgriFull nel panorama trattoristico mondiale, un marchio che ufficialmente nacque nel 1975, ma per riunire sotto un’unica egida, quella della finanziari pubblica “Gepi”, “Società per le gestioni e partecipazioni industriali”, tre importanti costruttori di macchine agricole: Gherardi, Saimm e Toselli. I tre erano in gravi difficoltà economiche e dato che Gepi aveva quale obiettivo proprio quello di risanare le aziende in crisi, il Governo decise di far intervenire l’Ente per creare una sorta di supergruppo industriale oprientato alla meccanizzazione agricola che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto includere anche Lamborghini e Same.
Il progetto non andò poi in porto, ma determinò comunque all’ accorpamento Gherardi, Saimm e Toselli in una unica società inizialmente chiamata “Agrifull-Toselli” e poi solo “AgriFull”,pseudo-acronimo di “full-line per l’agricoltura”.
Agrifull, il marchio dai trattori verdi
Quale logo della nuova realtà fu scelta una testa di cavallo al galoppo uscente da un ferro sempre di cavallo e al Mondo dell’ippica si rifacevano anche i nomi dei trattori, presentati in anteprima alla Fiera di Verona del 1975 unitamente alle presse raccoglitrici Saimm e agli aratri Gherardi opportunamente riverniciati con un bel verde chiaro.
I trattori erano in parte derivati dai modelli Toselli e in parte progettati ex-novo, ed erano contraddistinti da cofani affilati e sfuggenti che anticipavano di un ventennio le linee ad “alta visibilità” oggi proposte da tutti i costruttori. I motori erano quasi sempre di produzione Vm, quindi raffreddati ad aria, e la gamma si propose da subito in maniera ampia e articolata, con il modello “Rodeo 90”, poi diventato “95”, equipaggiato con un quattro cilindri turbo che in quegli anni rappresentava una soluzione inedita, esattamente come le piattaforme di guida che contraddistinguevano tutti i “pieno campo”.
Gli “AgriFull” da un punto di vista tecnico nacquero dunque allineati con la miglior concorrenza e tali risultavano anche a livello di comfort di guida. Non soddisfacevano invece i freni, a nastro per i modelli di attacco e a disco a secco per quelli più potenti, e l’idraulica, un po’ sottotono per prestazioni e funzionalità.
Agrifull e la graduale cessione a Fiat
Tutto lasciava però pensare a semplici e superabili problemi di gioventù che si sarebbero risolti negli anni a venire, ma non fu proprio così. Nel 1977, durante la conferenza stampa di apertura della 79.esima Fiera di Verona, Mario Murri, direttore generale Gepi, Michele Motta, presidente AgriFull e Valdo Chiapponi, direttore vendite di Fiat Trattori, annunciarono la graduale cessione di AgriFull a Fiat che, grazie a tale acquisizione, potè mettere a disposizione dei suoi clienti una gamma specialistica di cui prima non disponeva.
La Casa torinese ovviamente sostituì progressivamente le trasmissioni con gruppi propri e lo stesso fece anche per alcune motorizzazioni integrando anche le restanti con unità Mwm. Nel giro di soli due anni la gamma “AgriFull” fu quindi completamente rinnovata e rinominata in serie “80”, in onore del nuovo decennio ormai alle porte. La numerazione precedeva sempre la potenza del motore e poteva essere completata da eventuali suffissi tesi a individuare l’utilizzo specifico della macchina.
Vale la pena di precisare che il ricorso a motori Mwm fu deciso per rispondere a una precisa richiesta di Federconsorzi, concessionaria esclusiva Fiat Trattori per l’ Italia, per evitare che gli “AgriFull”, allora distribuiti da una rete privata concorrente, altri non fossero che dei “cloni verdi” dei trattori modenesi. Fiat accettò di buon grado e dal 1979 al 1984 produsse una moltitudine di trattori AgriFull dai Fiat nei motori, nelle trasmissioni, nelle carrozzerie e nei posti guida. In cambio fece propri i contenuti tecnici AgriFull per creare una linea di trattori specialistici a ruote chiamati inizialmente serie “60” e poi serie “70”.
Nei 1980 AgriFull produsse sei mila trattori che furono commercializzati da una rete di 220 concessionari indipendenti permettendo al Marchio di collocarsi al quinto posto nelle vendite in Italia e di aggiudicarsi commesse milionarie in tutto il Mondo, Iraq e Australia comprese.
Tale successo però diede fastidio a Federconsorzi che nel 1985 chiese e ottenne da Fiat l’esclusiva dei trattori AgriFull inglobando anche la rete di vendita che diventò succursale dei vari Consorzi agrari. Da quel momento gli AgriFull cominciarono progressivamente ad assimilarsi sempre più ai trattori Fiat dai quali si diversificavano essenzialmente nei più semplici contenuti. Di fatto erano l’alternativa economica ai Fiat, con il primo modello che venne creato sulla base di tale logica che fu il “300” e gli ultimi che furono invece “La Piccola”, che diventò “A 30”, e il “420”, rinominato “A 40”, entrambi rimasti sul mercato fino al 1987.
La crisi e la scomparsa del marchio
L’integrazione di AgriFull in Fiat nel 1989 portò alla vendita dello stabilimento di Ferrara al Comune e alla ricollocazione delle maestranze a Cento così che i trattori verdi cominciarono a essere costruiti negli stabilimenti Fiat italiani, spagnoli e iugoslavi. Gli Anni 90 però erano alle porte e il 1991 portò due eventi determinanti per il futuro di AgriFull. Nel maggio di quell’ anno Federconsorzi venne infatti commissariata e nello stesso mese Fiat rilevò l’80 per cento di Ford New Holland. La Casa torinese perse quindi la rete di vendita italiana più capillare del momento, ma reagì subito nominando nuovi concessionari e integrando la vecchia rete AgriFull con quella Ford e conservando i Consorzi agrari ancora in salute.
La concessione dei trattori verdi venne affidata alla filiale italiana di Ford New Holland, a Cameri, nei pressi di Novara e ciò permise ad Agrifull di vivere una seconda giovinezza quale marchio complementare ai mezzi in blu. La gamma era completa, le macchine si vendevano bene e ciò nel 1993 portò alla presentazione della serie “De Luxe”, derivata dai Fiatagri serie “93” e “94” e venduta fino al 1995. Tutto lasciava presagire un futuro di successo, ma non fu così. Le logiche di mercato ebbero la meglio e nel 1996, nell’ambito di una più ampia ristrutturazione della propria offerta e della propria immagine, la multinazionale italo-americana Fiat-Ford fece scomparire sia il marchio AgriFull sia, nel 1998, quelli di Fiatagri e di Ford per lasciare il posto alla contemporanea New Holland.
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Titolo: AgriFull, un marchio di trattori “quasi d’epoca”
Autore: Massimo Misley