di Massimo Misley
Ursus è il più antico marchio di autoveicoli polacco e l’azienda che lo lanciò era inizialmente chiamata “Przemysłowe Towarzystwo Udziałowe”. Venne fondata nel 1893 a Varsavia, in via Siena 15, su iniziativa di un gruppetto di imprenditori composto da quattro giovani, tre ingegneri e quattro uomini d’affari. Sempre nello stesso anno diversi illustri cittadini di Varsavia decisero di gettarsi nella stessa avventura fondando una succursale di “Przemysłowe Towarzystwo Udziałowe” orientata alla produzione raccordi speciali. La fecero sorgere in località Śródmieście, oggi centro di Varsavia e luogo in cui sorge il Palazzo della Cultura e della Scienza, e il capitale iniziale venne prelevato dalle doti di sette fanciulle, figlie degli azionisti dell’impresa.
Non a caso e per diversi anni i prodotti della piccola fabbrica portarono il marchio “P7P”, acronimo in polacco di “dote di sette fanciulle”. Dai raccordi la produzione passò velocemente alla produzione di macchinari speciali e accessori per l’industria dell’alimentazione, in particolare per la produzione di zucchero e dei distillati, con la maggior parte della produzione che veniva esportata in Russia.
Poco dopo l’azienda iniziò a progettare e costruire sistemi di riscaldamento, impianti idraulici, prese d’acqua e fontane pubbliche e dal 1902 partì la fabbricazione di motori a combustione interna e locomotive. La forza lavoro all’epoca era di 123 unità, dirette dalla metà del 1906 dall’ingegner Wiesław Januszewski che iniziò la sua attività in azienda riorganizzando ex novo le linee. Januszewski propose inoltre alla direzione che il nome dei motori, “Ursus”, diventasse un marchio di fabbrica, proposta che fu approvata e diede luogo al passaggio da “P7P” a “Società per Azioni della Fabbrica Speciale di Indotti e Motori Ursus”. In Skierniewicka Street fu costruito un nuovo stabilimento con la direzione e l’ufficio tecnico e dal 1913 videro la luce i primi diesel, con potenze comprese fra i 70 e i 600 cavalli destinate in particolare alle centrali elettriche della Russia zarista.
Primi approcci con i trattori Ursus
Nel 1915 venne poi avviato anche lo studio di un trattore agricolo progettato dall’ingegnere polacco Charles Taylor, progetto che però vide la luce a livello prototipale solo nel 1918 causa il Primo Conflitto Mondiale, devastante per la Polonia in quanto arrestò qualsiasi attività industriale. Anche il prototipo pagò le conseguenze della difficile situazione in quanto il suo progetto non ebbe seguito. In compenso nel 1921 la società controllata “Ursus Sa” iniziò a riparare veicoli militari grazie a un prestito governativo da 500 mila dollari e a costruire una fabbrica per la produzione di due modelli di camion su licenza del produttore italiano “Spa”, di proprietà Fiat. Ciò permise all’azienda di acquisire un terreno a Czechowice, vicino a Varsavia, per la costruzione di un nuovo impianto produttivo.
L’idea del trattore non era però tramontata e quando nel 1922 l’azienda cambiò di nuovo nome proprio tale termine entrò nella denominazione. La “Fabbrica di motori e trattori Ursus Sa” venne così ufficializzata e nello stesso anno lanciò anche il suo primo trattore, equipaggiato con un motore a due cilindri da 25 cavalli.
Trattori Ursus, americano il primo modello
Si trattava in pratica di un International “Titan 10/20” costruito su licenza della Casa americana, mezzo che tra il 1922 e il 1927 fu però prodotto in soli cento esemplari. Forse anche alla luce del previsto insuccesso nel 1923 l’Azienda aveva cambiato ancora una volta il nome diventando “Ursus Lavori Meccanici Sa” e si era lanciata nella produzione di automobili grazie al riallestimento e all’ampliamento dello stabilimento di Czechowice. Nel mese di Maggio del 1924 il Ministero della Difesa polacco firmò poi un contratto per la fornitura di autocarri Berliet da tre tonnellate e “Spa” da una tonnellata e mezza che secondo il contratto avrebbero dovuto essere consegnati in tre lotti col primo, composto da 200 Berliet “Cba” e da 150 Spa “25C” che doveva essere realizzato sulla base di mezzi di importazione. Il secondo lotto doveva invece essere assemblato da Ursus con componenti importati e il terzo doveva essere prodotto localmente con componenti nazionali.
Il programma andò in porto e nel 1929 permise a Ursus di assemblare 300 autotreni e 50 autobus. Causa una cattiva gestione e investimenti eccessivi nella fabbrica, la cui capacità di produzione era doppia rispetto ai volumi proposti dai contratti in essere, l’Azienda entrò però in crisi e dovette intervenire il Governo nazionalizzandola incorporandola nella società statale PZinz. La nuova entità fu incaricata di produrre un autobus Saurer su licenza poi realizzati in oltre mille e 200 diversi modelli e nel 1932 iniziò la produzione di motociclette.
Al civile si affiancò il militare
Annusando inoltre la possibilità di un secondo conflitto mondiale, venne lanciata anche la costruzione di veicoli militari così che fino al 1939 le produzioni annuali medie di PZinz furono costituite da 737 carri armati, 700 trattori militari, oltre mille camion e autobus Saurer molti dei quali blindati, circa mille e 500 motociclette per uso militare e circa mille per uso civile. Proprio nel 1939 però, a causa dell’invasione e dell’occupazione della Polonia da parte dell’esercito tedesco, le fabbriche vennero smantellate, le attrezzature furono sequestrate e trasferite in Germania e gli edifici fatti saltare in aria. Il personale venne deportato, gli ingegneri furono costretti al lavoro obbligatorio e poi inviati nei campi di sterminio dove già erano finiti gli operai. Alla fine del Conflitto pochissimi stabilimenti del gruppo PZinz furono ricostruiti, ma fra questi vi erano anche quelli Ursus che però riprese solo l’attività di produzione di trattori agricoli col nome “Zakladow Mechanicznych Ursus”.
I primi mezzi videro la luce il 30 aprile del 1947 quando la Casa lanciò il suo primo trattore del Dopoguerra, il modello “C 45”, copia conforme del tedesco Lanz “D 9506”. Consultando diverse fonti storiche non è dato sapere con certezza se fosse stato costruito su licenza o semplicemente copiato, ma quello che è certo è che conobbe un buon successo tanto che nel 1955, a fine produzione, uscì l’ esemplare numero sei mila. Il trattore era mossa da un motore testacalda monocilindrico da 10 mila e 338 centimetri cubi erogante 45 cavalli e sulla calandra riportava la sigla “Zmu”, acronimo del nome della Casa.
Dopo quella macchina molte altre ne uscirono dagli stabilimenti Ursus, ma tutte rimotorizzate con unità diesel, macchine che contribuirono a meccanizzare non solo le campagne polacche in grande carenza di manodopera ma anche quelle russe e di tutti i Paesi dell’ Est oltre che, in misura minore, quelle europee e africane. In tempi più recenti, l’Azienda collaborò poi con la russa Zetor e continuò a produrre trattori su licenza Massey Ferguson, ma ciò non impedì che la produzione dei trattori Ursus diminuìsse lentamente nel corso degli anni passando da 60 mila unità/anno del 1980 alle circa 16 mila del 1995.
I debiti penalizzarono la produzione
Va precisato che il calo della produzione era dovuto a un’enorme debito che Ursus aveva contratto a seguito del suo programma di espansione negli Anni 80, un impegno che fu ripagato bloccando l’accesso ai fondi necessari per il funzionamento quotidiano degli impianti. Per tentare un rilancio nel 1996 ben 550 milioni di zloty, l’80 per cento del debito Ursus dovuto a quasi 700 creditori furono cancellati, ma le vendite dei trattori continuarono a diminuire, raggiungendo il minimo storico di mille e 578 unità nel 2006.
L’anno dopo il gruppo turco Uzel Holding cercò di dare una mano annunciando l’acquisizione del 51 per cento di Ursus con l’obiettivo di produrre trattori su licenza Massey Ferguson, ma nel 2008 anche Uzel entrò in crisi dimostrandosi incapace di mantenere i propri impegni, cosa che spinse le società indiana Tafe, costruttrice di trattori, e la polacca Pol-Mot, attrezzature agricole e automobili, ad acquisire Ursus, operazione che nel 2011 portò poi Pol-Mot a diventare proprietario unico dell’azienda. Vennero avanzati due tentativi di rilancio del Marchio effettuati a fine 2020 e inizio 2021 e fu anche presentata al Governo una domanda per avviare una procedura di ristrutturazione e l’apertura di un procedimento riabilitativo, ma in entrambi e casi le risposte furono negative e quindi le cose continuarono a peggiorare. Nonostante l’acquisizione di contratti per la fornitura di trattori a Etiopia, Tanzania e Zambia, Ursus non riuscì a far fronte alla situazione di affanno che da anni lo assillava risultando insolvente nei confronti dei fornitori e gravata da debito di decine di milioni di zloty.
Trattori Ursus, per ora nessuna speranza di rilancio
Da qui il capitolo finale che vede protagonisti i creditori Getin Noble Bank e Pko Bp presentare proposta di bancarotta e il tribunale di Varsavia dichiarare il fallimento della Società nominando Kgs Restrukturyzacje curatore fallimentare. Al momento sembra che attività dell’Azienda polacca siano offerte in asta pubblica con un prezzo di partenza di poco inferiore ai 29 milioni di euro, ma nessun gruppo imprenditoriale si è fatto avanti per rilanciare un pezzo di storia della meccanizzazione agricola.
Titolo: Addio ai trattori Ursus, l’orso polacco va in letargo dopo 131 anni
Autore: Massimo Misley