McCormick “X8” dodici mesi dopo. A un anno dal primo lancio dei top di gamma di Argo Tractors, le stesse macchine si ripresentano agli operatori nazionali forti di una stagione di lavoro che ne ha confermato le doti funzionali. In primis una grande facilità di gestione
Mai come di questi tempi i ritmi di vita si sono accelerati in tutti i campi di attività. Tempi addietro, per esempio, nell’abbigliamento c’erano le collezioni “autunno inverno” cui seguivano sei mesi dopo quelle “primavera-estate”. Oggi le grandi catene commerciali sfoggiamo collezioni settimanali e non diversamente va nell’auto, settore che una volta lanciava un nuovo modello ogni dieci anni, poi è passato a sette, poi a cinque e poi a tre. Sembrava finita, e invece oggi esce una nuova auto al mese. Non è diverso nelle aziende. Fino a pochi anni fa si faceva il bilancio una volta ogni dodici mesi mentre oggi lo si fa ogni trimestre, ma con i budget che sono mensili e le statistiche settimanali. Un fondo di investimento che acquista una società, prima ancora di firmare il contratto ne prevede la vendita chiamandola “exit strategy” e lo stesso vale pure per il matrimonio che non è più “per sempre” ma “fino al prossimo”. Un processo di accelerazione serrato e che abbraccia l’intera Società quindi, ma che in taluni casi acquista i tratti di una vera sindrome finendo col colpire quanti, come gli agricoltori meno giovani, sono abituati a ragionare e reagire sulla base dei tempi dettati dalle stagioni e quindi vivono con disagio il continuo e repentino succedersi dei cambiamenti. A maggior ragione quando questi ultimi impattano su costumi e usanze consolidate quali sono i sistemi di guida e di gestione dei trattori, mezzi che negli ultimi dieci anni hanno visto le proprie cabine letteralmente stravolte dall’elettronica. Si son perse le leve del cambio, i cursori delle prese idrauliche e gli azionamenti dei sollevatori e al loro posto sono subentrati display e monitor a colori che si animano non appena sfiorati arrivando a sottrarre dalle mani degli operatori anche i volanti. Una realtà proiettata verso il futuro che anche gli “X8” di McCormick han fatto loro, ma, a differenza di altri super trattori di altissima potenza, senza risultare estranei a chi i propri mezzi è abituato a gestirli direttamente. Le trasmissioni “Vt-Drive”, per esempio, è vero che operano in maniera automatica ottimizzando in tempo reale i consumi sulla base del carico imposto dal driver, ma la loro gestione è quanto mai facile e diretta proprio per far sì che anche gli operatori meno preparati possano sfruttarne appieno le potenzialità. Le stesse trasmissioni, di derivazione Zf e basate sull’abbinamento di una componente idrostatica con un powershift a quattro stadi pilotato per via elettronica, permettono anche al trattore di muoversi su strada a 40 o a 50 chilometri l’ora sempre al minimo regime possibile, azzerando poi il contributo all’avanzamento della parte idrostatica in prossimità di quattro range di velocità che coincidono con quelle più utilizzate dagli operatori. Da qui un’efficienza molto vicina a quella proposta dai sistemi power shift che però, rispetto ai “VT-Drive” non riescono a svincolare in maniera continua la velocità di avanzamento della macchina dal carico sull’acceleratore e dal regime motore. Anche questi ultimi contribuiscono ovviamente a ottimizzare la gestione del cantiere di lavoro, vuoi mediante curve di coppia che attaccano già a soli mille giri mantenendosi piatte e progressive per l’intero campo di lavoro, vuoi grazie ai loro impianti common rail asserviti da sistemi di emissionamento scr avulsi da contributi egr. Grazie a tale scelta i motori lavorano sempre nel pieno dei loro rendimenti termodinamici e quindi sfruttando al meglio ogni singola goccia di gasolio. Non a caso le unità si chiamano “Beta Power Fuel Efficiency”, risultando strutturate sulla base di architetture a sei cilindri che respirano grazie alla presenza di distribuzioni a quattro valvole per cilindro con punterie a rullini e turbocompressori a geometria variabile pilotati elettronicamente. Quanto sopra risultando anche isolati rispetto alla macchina da un telaio di ghisa simile a quello che McCormick propone anche sui trattori serie “X7” che isola le cabine da vibrazioni e calore. Allo stesso telaio si staffano poi anche gli assali anteriori, sospesi e organizzati sulla base di uno schema a pivot centrale pilotato per via elettronica mediante un impianto oleopneumatico. Tale schema progettuale assicura il massimo comfort su strada, doti di trazione e aderenza superiori alle ruote quando si lavora in campo e funge anche da sistema di controllo dell’assetto che, di fatto, risulta costante e indipendente rispetto al carico gravante sul sollevatore anteriore. Questi, a controllo elettronico come il posteriore, vanta una capacità di 50 quintali che abbinata a quella del sollevatore posteriore, 12 tonnellate, permette di gestire i cantieri di lavoro più impegnativi in termini di dimensioni e masse, gli stessi che non ha problemi ad alimentare l’impianto idraulico con la sua capacità di 212 litri di olio al minuto gestiti sulla base di uno schema load sensing. Anche in questo caso quindi massima facilità d’uso, ma anche massima efficacia ed efficienza visto che ciascuno dei dieci distributori a comando elettro-idraulico, sei posteriori, due ventrali e due anteriori, può ricevere le quantità di fluido necessarie senza che l’operatore debba minimamente preoccuparsi della cosa.